Gen 02 2021

Mario Landolfi @ 09:30

Maggioranza incagliata. Renzi non vuole neanche il Conte-ter: «Il premier non ha i voti»

Per chi ha suonato, tra Conte e Renzi, la campana di Mattarella? A chi dei due litiganti il capo dello Stato ha voluto ricordare che ora è il tempo dei «costruttori»? Il senatore di Rignano si dice convinto che il monito dell’Inquilino del Colle non abbia voluto indicare torti e ragioni. «Ha detto solo portatemi una soluzione sulla crisi di governo», è la sua interpretazione secondo una ricostruzione del Corsera. Può darsi che sia così. A patto, beninteso, che una soluzione sia davvero alle viste. Ma così non è. Conte vuole parlamentarizzare la crisi dopo il 7 gennaio, data in cui, «se nulla cambia» (copyright Maria Elena Boschi), la delegazione ministeriale renziana saluterebbe il governo.

Renzi: «Suicida la parlamentarizzazione della crisi»

È lo “schema Travaglio“, inteso come il direttore del Fatto Quotidiano che da tempo esorta il premier a rompere gli indugi e a sfidare in aula Renzi. L’obiettivo è far leva sulla paura delle elezioni anticipate per spaccare Italia Viva ma soprattutto per attrarre settori centristi nell’orbita della maggioranza. Operazione ad alto rischio. Dovesse fallire, Conte vedrebbe sfumare anche la possibilità del reincarico. È il motivo per cui Renzi ha bollato come «suicida» tale opzione. Partita apertissima, dunque. Con il Pd che nel frattempo, attraverso Goffredo Bettini, lancia segnali via Gianni Letta a Berlusconi. Una crisi senza rete in piena pandemia ci squalificherebbe nella Ue, senza considerare i ritardi già accumulati sul Recovery Fund. Temi su cui i forzisti sono estremamente sensibili. Ma da qui a pensare che il Cavaliere possa correre in soccorso di Conte ce ne vuole.

Il Pd punta al rimpasto

E allora tutto ritorna a bomba, cioè a come evitare che il Consiglio dei ministri del 7 gennaio si trasformi del d-day del governo. L’idea di Franceschini e di altri pontieri del Pd è quella spostare tutto sul tavolo della maggioranza e mettere i quattro leader intorno ad un tavolo per un eventuale rimpasto. Ma si tratta di un barocchismo poco utile e, soprattutto, poco attinente al contesto. L’impressione è che Renzi non voglia più Conte e intenda logorarlo in un modo o nell’altro. Il premier va in aula e si salva per il rotto della cuffia, cioè raccattando una pattuglia di “responsabili“? In tal caso, ragiona l’ex-Rottamatore, ha solo prolungato l’agonia del governo. Fallisce? E allora non potrà aspirare al Conte-ter. Insomma, alle elezioni anticipate non crede nessuno. Tanto meno Renzi. E questo priva Conte dell’arma più potente.