Domani al Verano il viaggio della memoria. Mameli, Acca Larenzia e le vittime delle guerre

16 Gen 2021 16:22 - di Gloria Sabatini

Passeggiare tra i visionari del Risorgimento, i ragazzi degli anni di piombo, le vittime del terrore,  i patrioti delle grandi guerre.  L’appuntamento è per domani 17 gennaio a Roma (ore 9,30). Come ogni anno, da 41 anni. Senza interruzioni. Con il freddo, la neve. Il covid.

Domani il viaggio della Memoria al Verano

In centinaia, ragazzi, uomini, donne, nonni e nipoti si ritrovano per percorrere  i viali del Verano. Per passeggiare tra le pietre e i cipressi del cimitero monumentale. Per rendere omaggio ai fratelli caduti nel nome dell’Italia.  Un fiore, un’aforisma, la mano sul cuore. Per cercare la vita, non per contemplare la morte.

Il Risorgimento, gli anni di Piombo, le guerre mondiali

Un percorso della memoria. E’ un viaggio che affonda le radici nel sangue della storia nazionale per non dimenticare. Ma anche per ripartire, per attingere nuova linfa, per affrontare le bassezze della politica di palazzo, gli intrighi di “corte”,  i compromesse, le pastette. Come quelle patetiche di queste ore.

Non solo destra. Un appuntamento decennale per tutti

Linfa per essere degni di quei caduti. Questo l’obiettivo dei promotori. Un evento che nel corso del tempo ha abbandonato la veste di cerimonia per “pochi intimi” per diventare un appuntamento corale, aperto a tutti. Nel tentativo di coinvolgere più italiani possibile,  ben oltre le appartenenze politiche, le storie individuali, le vicende familiari. Per diventare- questo il sogno accarezzato –  il giorno della memoria degli italiani accomunati dallo stesso ardore. Perché tutti gli uomini di valore sono e restano fratelli.  Domani non ci saranno solo militanti di una parte, di una fazione.

 

Dai ragazzi del Fronte della Gioventù anni ’80…

Tutto comincia con poche decine di ragazzi del Fronte della Gioventù che nel 1980, dopo la strage di Acca Larenzia, il 6 gennaio si ritrovano quasi spontaneamente, con un tam tam a voce, a visitare le tombe dei ragazzi uccisi negli anni di piombo. Accostandosi in punta di piedi alla tomba di Mario Zicchieri, “Cremino”, dei fratelli Mattei, di  Franco Bigonzetti, di Alberto Giaquinto, con le sue scarpe da ginnastica bianche custodite come un cimelio nella cappella di famiglia. Di Paolo Di Nella. Un fiore, un pensiero, un giuramento.

Centinaia tra uomini, donne e bambini da 41 anni

Oggi sono centinaia, anziani, giovani, bambini di pochi anni per una cerimonia sobria ma che scombussola la pancia. Niente di marziale, nessun simbolo di partito. Un passo dietro l’altro ascoltando il respiro di chi ti è dietro. Poi la sosta, la mano sul petto a impugnare il cuore, frammenti di poesie sussurrate al vento per riannodare  i fili invisibili che uniscono storie scritte da piccole e grandi mani.

Un fiore sulla tomba di Stefano Recchioni

Tre le tappe. Tre sepolcri davanti ai quali viene deposto una scudo di alloro.  La tomba di Goffredo Mameli, quella di Stefano Recchioni e il Sacrario dei caduti della prima guerra mondiale. Patriota e poeta il primo. Che a soli 21 anni venne ucciso durante l’assedio di Roma. Un ragazzo come tanti Stefano, militante della sezione missina di Colle Oppio. Che è  sepolto accanto alla scultura di mamma Silvana. Fu  ucciso da un carabiniere ad Acca Larenzia. Dove era accorso dopo la notizia della morte di Ciavatta e Bigonzetti. Con Stefano si ricordano i ragazzi innocenti uccisi negli anni di piombo.

Da El Alamein a Nassiriya: stesso impeto

Infine il Sacrario dei caduti della prima guerra mondiale.  Qui si ricordato anche le vittime delle dittature, servitori dello Stato trucidati dal terrorismo e dalla mafia. Lì ci sono simbolicamente i ragazzi di El Alamein nella sabbia rovente, i ragazzi del ’99. E ancora i ragazzi di Salò, quelli della “parte sbagliata”. I ‘resistenti’ alla dittatura che caddero con lo stesso impeto  per un sogno di libertà. I soldati  lasciati senza ordini, gli ebrei deportati, i prigionieri nei campi inglesi e americani.  C’è l’Italia orgogliosa che palpitava nell’attesa di un ritorno dal fronte, le ausiliare, i medici, gli infermieri della Croce rossa militare, i volontari, gli operai, i giovani universitari irredentisti.

Un omaggio anche alle vittime del covid

Sotto le colonne a semicerchio del Sacrario ci sono  gli innocenti uccisi nelle stragi di Stato.  Brescia, Ustica, Bologna. Ci sono Falcone e Borsellino, i caduti a Nassiriya e nelle missioni di pace di mezzo mondo. Quelli saltati per aria nelle discoteche e nei musei. Ci sono i figli d’Italia. Quest’anno anche gli eroi silenziosi nelle corsie degli ospedali. Medici e infermieri morti contagiati dal covid. Il cammino, dopo circa due ore, si conclude con la bandiera tricolore regalata ai più piccoli. Perché sappiano. Perché sono il futuro. In fila uno dietro l’altro, prendono il piccolo vessillo, sorridono e con gli occhi cercano i genitori.

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