Vauro e Salvini, duro scontro in tv: «Orchetto di peluche, fai il ruttino», «Mi fai pena»

14 Dic 2020 9:15 - di Edoardo Valci
Vauro

Nuovo scontro tra Matteo Salvini e Vauro. Stavolta in tv e non attraverso post di fuoco. Tutto avviene a L’Aria di domenica, su La7, con il leader della Lega è collegato per una lunga chiacchierata con Myrta Merlino. I temi erano quelli del governo, del dialogo con Conte, dell’emergenza coronavirus e del Recovery Fund. Alla fine, prima dei saluti, c’era spazio per la solita vignetta di Vauro, presenza fissa in trasmissione.

La vignetta di Vauro

«Da me vi aspettate chissà cosa, io sono un buonista e mi sono ricreduto», ha detto Vauro introducendo il suo disegno. «Voglio andare incontro a Salvini. «Perché prendersela con lui? In fondo è solo un orchetto di peluche», ha aggiunto mostrando la vignetta in cui Salvini è rappresentato nel disegno come un pupazzo. «Se lo giri», ha aggiunto, «fa anche il ruttino».

La replica di Salvini

Immediata la replica di Salvini. «Non mi fa ridere, sarà che sono limitato…», ha detto il leader della Lega. «Il signore che avete in studio non fa ridere. Mi fa pena, le mando un abbraccio».

Polemiche e provocazioni

Ormai le provocazioni di Vauro non ci contano più e ogni volta scatenano un putiferio. Polemiche ci furono per la vignetta con Il volto di un Matteo Salvini contrito sul corpo di Santa Maria Goretti nell’iconografia classica, che la vede contornata di gigli. E sotto la scritta “Santa Maria Gregoretti”. Per non parlare di un’altra performance. E cioè la vignetta con una tomba con targa “Jesus”. All’interno c’era Gesù. Titolo: “Niente Pasqua”. E dalla tomba, ecco levarsi la voce di Gesù: «Scusate non posso uscire dal sepolcro. Non ho l’autocertificazione».

Quella battuta offensiva di Vauro

Insomma, niente resurrezione. Un altro disegno blasfemo:  quando riuscì, in un colpo solo, a offendere sia Gesù e i cristiani, sia le vittime del coronavirus e i loro parenti. Nella vignetta si vedeva un  infermiere dire: «È risorto». E un altro  rispondere: «Si è liberato un posto in terapia intensiva».

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