Zaia: «Non me ne sto zitto. Siamo noi ad avere i pazienti sull’uscio di casa, non il governo»

8 Nov 2020 9:35 - di Paolo Sturaro
Zaia

«Sono le Regioni ad avere i pazienti sull’uscio di casa, non il governo. Dunque dobbiamo essere ascoltati. Ciò detto, ripeto: l’autonomia è vera assunzione di responsabilità. Ce la diano, poi ciascun cittadino giudicherà». Ad affermarlo è Luca Zaia in un’intervista al Corriere della Sera. Risponde con forza alle accuse rivolte ai governatori  di chiedere l’autonomia quando le cose vanno bene e aiuti quando vanno male. «Io», dice il presidente della Regione Veneto, ho messo la firma sul provvedimento che ha creato la prima zona rossa d’Italia, a Vo’. Ho fermato il Carnevale di Venezia. Di che parliamo?».

Zaia e le regioni a colori

Il Veneto, afferma, «è regione “gialla”. Dunque potrei starmene zitto, non ho rivendicazioni. Ma il problema esiste: nate come strumento di analisi per le Regioni, le fasce sono diventate nottetempo un sistema di classificazione dei territori. Erano un aiuto, si sono trasformate in un giudizio. Con un punto debole: manca il contraddittorio tra le parti. Da lì nasce il conflitto». «Certo che è stato chiesto un confronto», spiega ancora Zaia. «Vogliamo che alcuni parametri siano migliorati. L’incidenza dei positivi sul numero dei tamponi, ad esempio, non tiene minimamente conto dei testi rapidi. In Veneto ne facciamo 10mila al giorno. Come si fa a non inserirli nella base di calcolo? Come vede, non parliamo di una formula matematica dall’esito infallibile, ci sono ampi margini di discrezionalità».

Sono i Dpcm a creare confusione

«La verità è un’altra», incalza Zaia. «Vanno definite competenze certe perché la prima fonte di confusione sono proprio i Dpcm». Infatti,«dove fa comodo impongono, dove non fa comodo delegano a governatori e sindaci». Poi si sofferma sull’appello all’unità del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Sono sempre stato rispettoso del dialogo, anche quando questo era difficilmente sostenibile, per non dire imbarazzante. L’unità però non può prescindere dalla condivisione del percorso. Non è che uno indica la via e tutti gli altri devono accodarsi».

 

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