L’accusa di Crisanti: «Nel Cts non ci sono le migliori menti delle università italiane»

12 Ott 2020 8:35 - di Edoardo Valci
Crisanti

«C’è a mio avviso un problema di Cts, non tanto nella composizione quanto nella assenza. È possibile che non ci siano le migliori menti dell’università italiana?». Sono le parole del professor Andrea Crisanti a Mezz’ora in più. «In Inghilterra, con tutti gli sbagli che fanno, nei comitati scientifici ci sono persone che sono espressione politica del governo. Ma ci sono anche persone che sono espressione della cultura scientifica del paese. Io cerco di evitare polemiche personali. Il viceministro Sileri aveva fatto una proposta giusta e operativamente corretta per portare all’interno una serie di esperienze maturate sul campo. Era una proposta sensata, è stata ignorata», afferma.

Crisanti e la comunità scientifica

«Molti hanno sottovalutato tutto. Non scordiamoci la dialettica di giugno, luglio e agosto, quando si diceva che il virus era morto e clinicamente non più rilevante. Queste affermazioni hanno avuto un impatto», continua l’esperto. «Se la comunità scientifica fosse stata unita e solidale forse avrebbe avuto voce in capitolo in merito a determinate scelte. Se a giugno avessimo investito pesantemente in prevenzione e sanità pubblica, non ci troveremmo in questa situazione».

Il problema della Sanità pubblica

«Sono stati investiti soldi per le rianimazioni. Però l’epidemia è un problema di sanità pubblica e non di ospedali. Se non si investe in prevenzione e sorveglianza, i casi sono destinati ad aumentare. Mascherine e distanziamento da soli non fermano la trasmissione», incalza Crisanti. «Abbiamo dimostrato che se una persona convive con un malato le probabilità di difendersi dall’infezione sono bassissime. È molto difficile difendersi dal virus in casa se non si hanno doppie camere e doppi bagni, come non hanno le famiglie medie italiane».

Il piano di Crisanti

Crisanti ha proposto un piano da 3-400mila tamponi quotidiani. «Penso che sia ancora una cosa realistica con l’investimento giusto. Nel giro di 2-3 mesi si potrebbe arrivare a questa capacità. In assenza di vaccino e di una terapia, l’unico modo per spegnere la trasmissione è il ricorso al test per le persone vicine alla persona malata: familiari e colleghi. Sappiamo quanto tempo passa tra infezione e positività. Possiamo anche accorciare le quarantene: se una persona non si infetta a 3-4 giorni dal contatto, non si infetta più».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Firmino 13 Ottobre 2020

    Falso, infatti nel CTS c’è nientemeno che Ricciardi, da cui non mi farei curare neanche un unghia incarnita, senza contare poi quel mostro del ministro della sanità