L’ambasciatore armeno accusa Erdogan: “Il nostro popolo rischia un nuovo genocidio per colpa della Turchia”

29 Set 2020 16:44 - di Augusta Cesari

“Questa escalation è più pericolosa delle altre per il coinvolgimento attivo e senza precedenti della Turchia”. A parlare con il Secolo d’Italia è  Mikayel Minasyan, Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica d’Armenia.

– Signor Ambasciatore, sono due giorni che ci sono combattimenti intensi sulla linea di contatto tra il Karabakh e l’Azerbaigian:cosa sta succedendo, chi ha dato l’ordine di aprire il fuoco?
” Tre giorni fa, il 27 settembre, l’Azerbaigian ha lanciato un attacco su larga scala lungo l’intera linea di contatto tra il Karabakh e l’Azerbaigian. L’ordine è indiscutibilmente partito dall’Azerbaigian. Né l’Armenia, né la Repubblica del Nagorno Karabakh trarrebbero beneficio dall’escalation della situazione. Peggiorandola, la parte armena non avrebbe ottenuto alcun vantaggio nel sul piano teorico ne su quello pratico”.

“L’Azerbaigian non accetta compromessi”

“La parte armena ha sempre dichiarato la propria disponibilità tesa a risolvere il conflitto esclusivamente attraverso negoziati pacifici, che sono in corso ormai da oltre due decenni con la mediazione dei Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE. L’Azerbaigian, invece, -continua l’ambasciatore – non ha mai rinunciato alla propria posizione massimalista. Continua a rifiutare la possibilità di compromessi, continua ad esprimersi a favore dell’uso della forza ed ha ripetutamente affermato che avrebbe cambiato lo status quo con la forza delle armi. Nonostante l’Armenia, la Repubblica deI Nagorno Karabakh e quasi tutta la Comunità internazionale abbiano affermato che il conflitto non può avere una soluzione militare, l’Azerbaigian, approfittando della situazione creatasi all’interno del paese e nel mondo, è passato a mettere in pratica le minacce di sempre per attuare i propri progetti massimalistici con la forza delle armi”.

– Lei afferma che l’Azerbaigian era insoddisfatto dai negoziati: ma, in realtà, sono 2 anni che non ci sono negoziati. Né ha parlato lo stesso Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan, facendo allo stesso tempo dichiarazioni contraddittorie: che “l’Artsakh deve tornare al tavolo dei negoziati” o che “l’Artsakh è parte dell’Armenia e basta”. In realtà, è stata l’Armenia che ha spinto i negoziati ad un punto morto.

” Ora non è il momento adatto per cercare i colpevoli del fallimento del processo negoziale. L’Armenia, anche oggi, continua ad essere fedele al suo impegno per una soluzione pacifica del conflitto, sotto l’egida del Gruppo di Minsk dell’OSCE. Ripeto, il fallimento del processo negoziale non rientra negli interessi di nessuno dei due Stati armeni. È dovere di tutti noi fare il massimo per fermare quanto prima l’escalation. Quando si passa alle armi non si lascia più spazio ai negoziati e si apre la strada alla perdita di vite innocenti. Dobbiamo fermare il bagno di sangue”.

– A cosa aspira l’Azerbaigian e cosa bisognerebbe fare per fermare lo spargimento di sangue?

“Non c’è nulla di nuovo nei piani dell’Azerbaigian. Ilham Aliev, il Presidente dell’Azerbaigian, come in passato, anche oggi, non nasconde la propria intenzione di cacciare gli armeni dal Nagorno Karabakh e annetterlo con la forza all’Azerbaigian. La vera novità di questa guerra è il diretto appoggio della Turchia al piano genocidario dell’aggressione contro il Nagorno Karabakh e l’Armenia. Questa escalation è più pericolosa delle precedenti proprio perché vede il coinvolgimento attivo della Turchia, il che rappresenta una seria minaccia per l’intera regione. Tale coinvolgimento significa la trasformazione del Caucaso Meridionale in una nuova zona di instabilità e guerra permanente. In queste condizioni l’unica cosa che possono fare l’Armenia e il Nagorno Karabakh è battersi per garantire il diritto alla vita e alla sicurezza fisica della propria popolazione.

“Nonostante la superiorità tecnico-militare dell’Azerbaigian e il sostegno politico e materiale senza precedenti della Turchia, la parte armena è per ora in grado di fermare gli aggressori. E l’Esercito della Difesa del Karabakh e l’Esercito armeno insieme stanno dimostrando un’eccellente padronanza nell’andamento del conflitto. Confido che questa situazione prima o poi costringi Baku a fare un passo indietro e capire che il problema non può essere risolto con la forza delle armi. Ma se vogliamo fermare lo spargimento di sangue il prima possibile e portare al minimo le perdite umane, la Comunità internazionale deve intervenire con maggiore incisività. La Comunità internazionale non deve dubitare nell’indicare con chiarezza i responsabili,. Deve evitare sterili dichiarazioni di turno e adottare misure efficaci affinché la Turchia si astenga dall’interferenza e l’Azerbaijan interrompa la sua aggressione e torni al tavolo dei negoziati.

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