Lug 02 2020

Annamaria @ 14:55

Senato, via il segreto dalle commissioni. Ma solo se non disturbano il Pd. La Russa: “Insabbiano la Mitrokhin”

Sì di Palazzo Madama alla desecretazione degli atti delle commissioni parlamentari d’inchiesta presiedute da un senatore. L’ok è arrivato all’unanimità dal Consiglio di presidenza, ma si tratta di un’operazione verità cui è mancato il coraggio per essere incisiva fino in fondo. Il via libera è stato dato, infatti, solo per commissioni fino al 2001, mentre sono state bocciate le proposte di FdI e della Lega di estendere la desecretazione fino alla passata legislatura.

Il Pd si vanta per “l’impegno mantenuto” al Senato

Dunque, sebbene la presidente, Elisabetta Casellati, abbia parlato di “giorno della verità storica e della trasparenza”, quanto avvenuto può essere semmai un primo passo. La senatrice del Pd e vicepresidente della Camera alta, Anna Rossomando, si è poi vantata per “l’impegno mantenuto”, preso qualche giorno fa alla vigilia del quarantesimo anniversario della strage di Ustica. Impegno, per altro, sollecitato anche dalle altre forze politiche, FdI in testa. Proprio le resistenze tutte politiche del Pd però potrebbero essere il motivo del no a rendere pubblici gli atti delle commissioni più recenti. Fermandosi al 2001, infatti, dalla desecretazione resta esclusa la commissione Mitrokhin, che indagò sull’omonimo dossier nel quale si svelavano, tra l’altro, i finanziamenti sovietici al Pci.

La Russa: “Il Pd teme la Mitrokhin. E il M5S si accoda”

“Avevamo proposto di desecretare gli atti di tutte le commissioni di inchiesta fino all’ultima legislatura, ma la maggioranza si è opposta. Evidentemente – ha commentato Ignazio La Russa – è forte il sospetto che la commissione Mitrokhin, che rientrava tra quelle interessate dalla nostra proposta, rappresenti per la sinistra ancora un nervo scoperto“. “Stupisce che per ragioni di poltrone – ha aggiunto l’esponente di FdI – si siano accodati i Cinquestelle, che forse neanche sanno cosa sia la commissione Mitrokhin. Vero è – ha concluso il vicepresidente del Senato – che dopo questa decisione, d’ora in avanti non potranno più parlare con credibilità di trasparenza“.