Renzi insiste per riaprire tutto: “Il 16 maggio è troppo tardi”

4 Apr 2020 11:08 - di Monica Pucci

Non desiste, Matteo Renzi. E nonostante il bollettino di “guerra” che continua ad essere comunicato ogni giorno sul fronte dei morti e dei contagiati, lui rilancia. “Riaprire l’Italia prima possibile”, ripete, nonostante le polemiche di qualche giorno fa.

Il coronavirus e le proposte di Renzi

“Riapertura il 16 maggio? È tutto da vedere. Mi sembra un eccesso”, dice a ‘Fanpage’ il leader di Italia
Viva, Matteo Renzi, commentando le parole del capo della Protezione civile Borrelli. “Perdiamo 10 miliardi a settimana, una cifra enorme. Chi può riaprire le aziende deve farlo, dando a tutti le mascherine,
facendo rispettare il distanziamento sociale”.
Di questo virus non ci liberiamo“, prosegue l’ex premier. “Se dobbiamo stare due anni a conviverci non possiamo stare due anni chiusi in casa. Quindi il tema è quello della sicurezza dei posti che dovranno essere aperti. Non possiamo farci trovare impreparati, come ci siamo fatti trovare impreparati davanti all’emergenza sanitaria.
Abbiamo tutti applaudito medici e infermieri. Ma chi avrebbe dovuto dare i dispositivi di sicurezza ai sanitari? Ormai quello che doveva essere fatto nei messi di gennaio e febbraio appartiene al passato. Ma ora – sottolinea Renzi – dobbiamo evitare di fare gli stessi errori sulla parte economica”.

Le misure economiche del governo

Sulle misure del governo, da lui stesso sostenuto, Renzi è prudente. “Nelle prossime 72 ore noi ci giochiamo i prossimi tre anni, perché il decreto Liquidità che il ministro Gualtieri sta scrivendo, potrebbe dare a ciascuno una percentuale del reddito del 2019 come anticipo da restituire in 100 rate mensili senza interessi, dal 1 gennaio 2022, ed è la misura chiave. È una misura per la piccola e media impresa. È un grande patto di fiducia tra lo Stato e le persone, è chiaro che questo approccio debba poggiare sulla legalità”.

Poi Renzi invita alla concretezza. “Penso che dobbiamo essere molto concreti”, prosegue l’ex premier, “in questa fase c’è sicuramente bisogno di dare una mano per un periodo specifico e transitorio a chi non ce la fa. Se si vuole immaginare una misura provvisoria è più comprensibile rispetto al reddito di cittadinanza. Ma se tu dai a chi ha lavorato quest’anno una percentuale importante di liquidità subito, con il decreto Liquidità, non c’è bisogno, per quelle categorie, né di reddito d’emergenza né del clic day dell’Inps. Diverso il discorso per il lavoratore pubblico. Una parte dei nostri politici vorrebbe un reddito d’emergenza strutturato, come il reddito universale che vorrebbe Grillo. Per me questo è profondamente sbagliato”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Tommaso Fissore 5 Aprile 2020

    Comunque renzi , ha ragione non possiamo aspettare che tutte le partite iva falliscano , dobbiamo prendere tutte le precauzioni del caso, ma veramente dobbiamo aprire il 14 aprile, giuro non sono di sinistra, voto destra e non adoro renzi, ma questa volta devo ammettere che ha ragione

  • ADRIANO AGOSTINI 5 Aprile 2020

    Non amo Renzi, ma per me questa volta ha ragione. Bisogna riaprire l’industria, l’agricoltura e il commercio prima che sia troppo tardi. Con le dovute precauzioni ma bisogna riaprire. Se arriveremo tardi all’appuntamento mondiale saremo finiti in fondo al burrone e non ci sarà scala che ci possa far risalire.

  • Mario Salvatore Manca 5 Aprile 2020

    Perché il signor Renzi non racconta del suo appartamento a € 4.000 al mese, al terzo piano di Via Nazionale 196 a Roma, dove ci portava le sue baldracche e prostitute/i vari/e? Da che fondi venivano quegli € 4.000 al mese?
    Come vede, la verità viene sempre a galla!

    • Francesco Storace 5 Aprile 2020

      E chi lo ha detto?

  • federico 5 Aprile 2020

    Il mondo non si divide tra bianco e nero, tra mascherine obbligatorie e mascherine vietate, tra tuttochiuso e tuttoaperto. Ad es., si potrebbero riaprire aree boschive, spiagge, lungomari, che assommano a ben un terzo dell’intero territorio italiano, aree molto salubri che permetterebbero alla gente di non affollarsi altrove. Nei comuni costieri i negozi sono sul lungomare, se vieti il lungomare poi la gente è costretta a fare la spesa nei “budelli” centrali.