Ago 18 2019

Girolamo Fragalà @ 11:05

Reddito di cittadinanza, la macchina si è inceppata: ecco che cosa sta accadendo

«I centri per l’impiego devono cercare al telefono fra i beneficiari quelli che devono sottoscrivere il Patto per il lavoro. Una firma che dovrebbero apporre entro 30 giorni, ma non ci sono navigator né personale a sufficienza nei centri per l’impiego. E non si riuscirà a stare dietro alle domande. La macchina è già inceppata e la contrattualizzazione dei navigator che sono privi di lavoro, invece, è già in corso». Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Alessandra Servidori, docente universitaria di politiche del welfare e strumenti contrattuali al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

Un’altra stangata dopo le cifre dell’Inps. Cifre che, come dichiarato dal Codacons, hanno provato che il reddito di cittadinanza è stato un vero e proprio flop. Al momento, infatti, sono state presentate solo un milione e 400mila domande. I beneficiari – la cui richiesta è stata accolta – sono però al di sotto di quota 900mila. Numeri lontanissimi dalle previsioni del Governo. Secondo quanto avevano affermato esperti e ministri di Palazzo Chigi, infatti, gli italiani destinatari del reddito di cittadinanza sarebbero stati 2,7 milioni.

«I navigator – dettaglia Servidori – sono ancora pochi e ancora tutti da formare, e comunque navigano in brutte acque: già ancora prima dell’acuirsi della crisi la situazione a livello regionale tra l’Anpal, le Regioni e i centri per l’impiego e il ministero del Lavoro appariva difficile: in queste ore è drammatica».

«Il sistema informatico
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impostato non riesce a scambiare i dati tra il ministero del Lavoro e i database regionali e la ricerca dei beneficiari per ricordargli che devono trovare lavoro – sottolinea l’esperta – perché questo prevede il reddito di cittadinanza e invece con l’erogazione si è già partiti: prima semmai si dovevano formare i navigator, poi si faceva lo screening sui beneficiari».

Inoltre, rimarca Servidori, ci sono «scadenze importanti come la nomina del commissario Ue e ci sono provvedimenti in attesa di essere approvati, e all’aumento dell’Iva e al cuneo fiscale sempre più profondo e si è anteposto il reddito di cittadinanza e Quota cento con una crisi politica che si somma all’instabilità globale». Le imprese, infatti, «si sono fermate con gli investimenti per l’incertezza con norme scritte e riscritte e abolite (come l’ammortamento del Piano 4.0) in totale mancanza di una politica industriale nazionale e il pil è sempre più esangue». «Ci sono contratti da rinnovare come quello del pubblico impiego scaduto da un anno, nuovi concorsi da svolgere per nuove assunzioni per personale precario mentre nella pubblica amministrazione quota 100 ha svuotato gli uffici e le corsie di ospedale», aggiunge la docente.

Per questo, dice, «c’è bisogno di una stagione politica forte proprio perché i problemi del Paese sono strutturali e di tali dimensioni che non possono essere affrontati con politiche temperate, strumenti ordinari e tempistiche lente, ma con politiche di riforma e modernizzazione del Paese». «L’economia soffre di mancate iniziative concrete a favore dello sviluppo – precisa Servidori – e quelle poche prese vanno per lo più nella direzione opposta ed è falsa la spiegazione che vuole l’Italia in stagnazione solo ed esclusivamente per via di una avversa congiuntura internazionale e per colpa delle scelte sbagliate ed egoiste dell’Europa a trazione franco-tedesca».

«Dopo aver buttato l’opportunità temporale che la politica monetaria espansiva della Bce ci aveva regalato, ora sarebbe oltremodo suicida fare altrettanto con la nuova stagione di tassi a zero che Mario Draghi ha già predisposto alla vigilia della scadenza del suo mandato e del passaggio del testimone a Christine Lagarde. In autunno non basterà raffazzonare una qualsiasi legge di bilancio per uscirne vivi», avverte l’esperta che conclude: «Serve che gli italiani più accorti abbiano una reazione più netta e forte, anche da sotto l’ombrellone e dalle cime delle montagne perché basta essere attendisti e fatalisti, sosteniamo il buon senso che il Presidente Mattarella non farà mancare».
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