Paura a Stromboli, il vulcano uccide. Scosse nella notte: l’isola coperta dai detriti (I Video)

4 Lug 2019 13:23 - di Redazione

Paura a Stromboli, il vulcano è tornato a far sentire la sua forza devastatrice: ieri pomeriggio violente esplosioni dal cratere del vulcano delle Eolie sono costate la vita a un escursionista morto, secondo le prime sommarie informazioni  investito dai lapilli e provato dalle esalazioni. Pare che la vittima, un 35enne di Messina ma residente a Milazzo, si trovasse nella zona sommitale del vulcano. Era con un coetaneo brasiliano, ritrovato disidratato e in stato di choc. Entrambi stavano percorrendo un’area libera della frazione di Ginostra, senza guida perché al di sotto dei 400 metri.

Paura a Stromboli, l’isola ricoperta di detriti e cenere

La caduta di lapilli ha provocato incendi nella zona dei canneti e alcuni turisti per la paura si sono lanciati in mare. Due i trabocchi di lava scesi dalla Sciara del Fuoco. Non solo: anche dall’isola di Lipari, la più grande dell’arcipelago Eoliano, testimoni oculari hanno raccontato di una ben visibile «colonna di fumo nero dal vulcano dell’isola di Stromboli». Vigili del fuoco, personale della Guardia forestale e della Guardia costiera e carabinieri si sono immediatamente messi in azione a Ginostra, dove la caduta di lapilli ha causato alcuni roghi. Sul posto anche la Protezione civile comunale. Nella zona sono stati inviati i canadair. «Abbiamo lavorato tutta la notte ma ora i focolai sono stati spenti», spiega uno degli operai forestali della Regione siciliana che da ieri ha lavorato per riuscire a spegnere tutti gli incendi che fino a ieri sera hanno bruciato ampi spazi verdi dell’isola.

Forze dell’ordine spalano dall’alba i residui dell’esplosione

Poi, la notte sembra sia stata abbastanza tranquilla a Stromboli: ci sono state piccole scosse, ma non violente. L’isola però, oggi, è avvolta da detriti e cenere che hanno invaso soprattutto la frazione di Ginostra. In allerta le squadre della Protezione civile regionale e dei vigili del fuoco, ma anche i canadair pronti a intervenire. In mare c’è anche una nave che è stata allestita per eventuali evacuazioni. «Dall’alba siamo tutti impegnati a spalare detriti che raggiungono anche i sei-otto centimetri di altezza», ha raccontato all’Adnkronos Gianluca Giuffrè, abitante di Ginostra. «Durante la notte che è stata relativamente tranquilla – dice Giuffrè – abbiamo avvertito piccole scosse, ma niente di più». Ieri Giuffrè dopo lo scoppio e il terrore ha subito portato al sicuro la moglie e i due gemellini che hanno trascorso la notte a Milazzo. «Per ora preferisco che stiano al sicuro – dice – se ci fosse un allarme sarebbe difficile scappare con due bimbi piccoli». E un pensiero va «a Massimo Imbesi che ieri ha perso la vita a Stromboli e un abbraccio a i suoi cari. Nella notte sono rimasto in costante contatto con il Dipartimento Protezione Civile per essere aggiornato sulla situazione. Ringrazio tutte le forze coinvolte nelle operazioni di soccorso e assistenza», ha scritto intervendo sugli eventi vulcanici in un tweet il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Ieri una vittima: il drammatico racconto dell’amico sopravvissuto

«Stavamo cercando di risalire le pendici del vulcano, quando il fuoco ci ha colto di sorpresa». Thiago Takeuti, il 35enne brasiliano, sopravvissuto ieri all’eruzione dello Stromboli, racconta quei terribili momenti vissuti. Quando insieme alla vittima Massimo Imbesi, hanno sentito l’esplosione e visto il fuoco hanno iniziato a correre. «Abbiamo visto una zona già bruciata, percorsa dal fuoco e abbiamo pensato di rifugiarci là». Credevano che le fiamme non li avrebbero raggiunti lì. «Ho cercato di rianimarlo – dice in un racconto convulso –. Respirava sempre più a fatica, ho provato con la respirazione bocca a bocca e con il massaggio cardiaco, ma non c’era niente da fare. Mi sono accorto che non respirava più». A Stromboli Thiago è arrivato ieri per la prima volta. E avrebbe dovuto ripartire oggi. «Siamo caduti e abbiamo sbattuto il petto. A un tratto mi sono accorto che non era più dietro di me e sono tornato indietro a cercarlo», racconta ancora il giovane sopravvissuto. All’indomani della tragedia quello che resta è il senso di colpa. «Mi chiedo perché io sono vivo e Massimo no. Mi chiedo perché a me. Mi sento un miracolato», conclude.

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