Migliaia di cattolici alla marcia per la vita, ma i media del Papa censurano l’evento (video)

18 Mag 2019 18:41 - di Giovanni Pasero

Numerose associazioni del mondo cattolico e migliaia di fedeli, tra i quali molti religiosi e religiose, hanno partecipato alla settima edizione della marcia per la vita, che si è svolta oggi a Roma. Una sfilata ignorata dai media ufficiali della Chiesa cattolica. Sul sito di Avvenire, due ore dopo la fine della manifestazione, neanche un cenno. Ma grande risalto ai migranti della Sea Watch. Stessa indifferenza (o censura?) da parte dell’AgenSir, agenzia cattolica ufficiale della Cei. Inutile dire che Tv2000, la tv ufficiale della Cei, non ha effettuato alcuna diretta con la piazza romana. Ancora più incomprensibile la scelta dell’Osservatore romano. Il giornale vaticano ha trovato spazio perfino l’anniversario di Pulp Fiction, il film di Quentin Tarantino. Una pellicola non propriamente in sintonia con i valori cattolici, ma ha bellamente ignorato la marcia contro l’aborto.

Sulla homepage di Avvenire la grande adunata cattolica è stata oscurata

L’Osservatore romano scrive di Pulp Fiction, la Sir di antifascismo

I media ufficiali della Cei hanno quindi preferito indirizzare le loro attenzioni sui migranti della Sea Watch. L’Agensir, ad esempio, ha scelto di occuparsi dei cattolici che hanno partecipato alla liberazione del nazifascismo oltre 70 anni fa, ma non ai cattolici che combattono oggi contro il relativismo. Una scelta, non una dimenticanza, che mortifica gli sforzi dei tanti che si sono riuniti per gridare il loro sì alla vita e il loro no all’aborto.

Tra i tanti rappresentanti della Chiesa in “marcia per la vita”, anche il cardinale conservatore statunitense Raymond Leo Burke, monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, l’arcivescovo di Utrecht, cardinale Willem Jacobus Eijk. Ignorati sui media cattolici ufficiali, a beneficio di Quentin Tarantino e del 25 aprile.

Dall’homepage dell’Osservatore romano

Sul sito dell’Osservatore romano si è preferito occuparsi di Pulp Fiction

Sul sito dell’Agensir si parla di 25 aprile e non di marcia per la vita

Sacerdoti in piazza cantano e ballano alla marcia per la vita

Tra le associazioni cattoliche hanno sfilato la Vigna di Rachele e la Voce del Verbo. Tanti i sacerdoti , le suore e i missionari. Centinaia di persone sono raccolte con striscioni e bandiere con slogan come “Ogni aborto è un bambino morto”, “Svegliati Europa svegliati in Cristo”, “Basta genocidi silenziosi”. Palloncini arancioni, azzurri e rosa hanno colorato la piazza. Insieme a una propria delegazione erano presenti anche l’Ordine dei cavalieri di Malta e la Congregazione religiosa Istituto del Verbo Incarnato. Alcuni hanno recitato il rosario e pregano, altri ancora hanno gridato : “Chi non salta non è figlio di Maria”. Particolarmente sentito il momento in cui, al ritmo dei tamburi, alcuni sacerdoti della diocesi di Viterbo si sono scatenati in canti e balli durante il corteo. E dopo la gioia esplosiva, la preghiera in nome della Madonna portata in processione.

Lo striscione esposto da Fratelli d’Italia alla marcia per la vita

“Nessun modello Alabama. Chiediamo di applicare interamente la 194”

Tra i tanti striscioni particolarmente applaudito quello con la scritta: Dio, patria, famiglia. A esporlo la delegazione di Fratelli d’Italia. Tra loro Isabella Rauti, Maria Teresa Bellucci e Federico Mollicone. «La legge sull’aborto ha due parti: una, quella che dovrebbe prevenire l’interruzione di gravidanza e aiutare le donne in difficoltà, è completamente disattesa. Noi chiediamo che la 194 sia applicata per intero». Lo ha dichiarato Isabella Rauti nel corso della Marcia per la Vita. «Chiediamo che le donne vengano anche informate dei rischi che l’aborto procura», ha aggiunto l’esponente di FdI  precisando che non è affatto il modello Alabama sull’aborto a ispirare i prìncipi ma «la legge italiana che però vogliamo rivedere e riconsiderare». «Noi vogliamo costruire in Italia e in Europa una cultura amica della vita nascente, vogliamo combattere la ‘cultura dello scarto’ che considera un malato terminale o un disabile come un rifiuto e contrastare la deriva eutanasica nella quale sta precipitando l’Occidente». È quanto scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, commentando l’adesione di FdI.

 

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