Il Reddito di cittadinanza è avvolto nel mistero. Scoppiano le contraddizioni
Troppe le contraddizioni. Troppi i punti interrogativi. In fila per chiedere informazioni. Molti temono di non vedere il reddito di cittadinanza neppure con il binocolo. C’è una sorta di mistero, non si capisce nulla. In un’inchiesta del Corriere della Sera vengono evidenziate le perplessità di chi in quell’assegno ha sperato e che, con il passar del tempo, vede svanire. «Sono avvelenata», dice Valentina Proietti, laureata in Scienze del Turismo. «Vivo con i miei genitori, sono a carico loro, i miei lavorano. E ho scoperto che per questo motivo non ho diritto al reddito di cittadinanza». Non è giusto, sostiene. Non ha ancora un lavoro, ha studiato e si ritrova con un pugno di mosche in mano. E questo è un elemento cruciale perché dimostra come ci sia una contraddizione di fondo, che rischia di privilegiare chi resta sul divano ai danni di chi ha sudato le classiche sette camicie sui libri ed è in attesa di occupazione. «Vorrei avere un lavoro, non un sussidio da parte dello Stato perché con il reddito di cittadinanza mi sembra di chiedere l’elemosina».
Al centro per l’impiego
per il reddito di cittadinanza
«Al centro per l’impiego ho preferito concentrarmi sulla ricerca di un posto di lavoro. Ma certo qualche informazione sul reddito di cittadinanza l’ho chiesta perché non si sa mai», dice al Corriere Emanuele Anzaldi, 21 anni, diplomato all’Istituto tecnico aeronautico. «È vero che con i contratti che ti fanno adesso non hai mai la certezza del domani ma almeno fai qualcosa durante la giornata, provi a costruirti una vita. Non stai lì ad aspettare la fine del mese che ti arrivi l’assegno». Poi c’è la signora Maria, appena uscita dal centro per l’impiego al Testaccio di Roma: «Speriamo che ci danno qualche cosa anche a noi. Ma mica lo so…». Il guaio è che i senza fissa dimora – i più poveri tra i poveri – rischiano di rimanere tagliati fuori dalla misura. Infatti, per avere diritto al sussidio è necessario avere una residenza da almeno dieci anni. Una condizione, questa, praticamente irraggiungibile per gran parte dei senzatetto, che secondo l’ultimo censimento sono 50mila. In molti casi, si legge sempre sul Corriere della Sera, non basta nemmeno l’equiparazione della residenza anagrafica a quella fittizia concessa da alcuni Comuni proprio per dare un’opportunità ai più poveri.