L’appello di Calenda ad andare «oltre il Pd» è un assist a Renzi. Ecco perché

19 Gen 2019 13:36 - di Valerio Falerni

Visto da fuori, il congresso del Pd che si concluderà il 4 marzo prossimo, somiglia a un tressette col morto. Anzi con il  fantasma: quello di Matteo Renzi. Il quale ufficialmente non partecipa alla contesa, ma di fatto ne condiziona le dinamiche senza trovare un attimo di tempo per smentire le voci che da tempo lo danno in fuga dal partito con destinazione ignota. I soliti bene informati lo danno per impegnato nella realizzazione di un nuovo soggetto politico di stampo macroniano, cioè europeista e centrista, cui dovrebbe fungere da serbatoio elettorale quel che resta di Forza Italia, partito che il sondaggista Pagnoncelli accredita ormai di uno striminzito 7 per cento. Il fatto che Berlusconi abbia annunciato di volersi candidare alle Europee ne è indiretta conferma.

La proposta dell’ex-ministro funzionale ai “comitati civici” di Renzi

Così come l’appello-manifesto lanciato da Carlo Calenda per una “santa alleanza” anti-sovranista. Un’iniziativa che rompe gli schemi congressuali, ma che costringe i contendenti a pronunciarsi. Il primo a farlo è Maurizio Martina, l’ex-reggente, che in un’intervista al Corriere della Sera definisce «giusta» l’idea dell’ex-ministro dello Sviluppo economico e ne annuncia l’adozione per «radicarla» sin dalla sfida in corso per le primarie. Quel che Martina non chiarisce è se di Calenda condivide anche il progetto di andare «oltre il Pd», che pure somiglia molto ai comitati civici lanciati da Renzi, e, nel caso, in quale direzione: se verso la solita unità a sinistra nell’attesa di agganciare un giorno i Cinquestelle, come piacerebbe al suo rivale Nicola Zingaretti, o nella direzione opposta.

Giachetti, Martina e Zingaretti si contendono la segreteria

Sul punto, chi invece non ha dubbi è Roberto Giachetti, anch’egli candidato alla segreteria, che si dice «contrario alla politica delle alleanze». Giachetti si richiama alla «vocazione maggioritaria» coniata da Veltroni. In realtà, ricalca alla perfezione la linea di Renzi, del quale è convinto supporter. Ne è anzi una delle pedine più importanti tra quelle sistemate dall’ex-premier sulla scacchiera del congresso. L’obiettivo è creare «grande confusione» sotto il cielo del Pd. Solo così, teorizzava Mao Tse Tung, si può dire che «la situazione è eccellente».

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