Di Maio cerca “casa” in Europa: nella base monta il malcontento sui possibili alleati
Ci mancava solo la “politica estera” del MoviMento ad appestare l’aria, già irrespirabile per effetto delle retromarce su Ilva, Tap, Muos e banche, dei Cinquestelle. Ma tant’è l’endorsement di Luigi Di Maio in favore dei gilet gialli che stanno squassando Parigi sta facendo montare come non mai il malcontento della base. A maggior ragione dopo che il leader della protesta, l’attivista bretone Jacline Mouraud, aveva stroncato sul nascere l’intesa con una netta presa di distanza dal vicepremier italiano: «Mai accordi con lui». E non è tutto, perché a tendere ancor più i nervi dei militanti grillini è anche la presa in considerazione di un accordo con il polacco antiabortista Pawel Kukiz, incontrato ieri da Di Maio a Bruxelles insieme agli esponenti di altre forze politiche che si candidano a far parte del gruppo europeo capitanato dal M5S. Nel mirino finisce ancora una volta lo stesso Di Maio, cui i suoi viene imputano una certa propensione alle decisioni solitarie.
I parlamentari M5S: «Di Maio non ci consulta»
Rispetto al passato, la differenza è che oggi la fronda è pubblica «Non so se quell‘endorsement sia stato un errore – attacca la deputata Doriana Sarli -. Certamente non è stata una cosa di cui si è discusso, come al solito. Non ne abbiamo parlato: non è un tema che è stato condiviso. È una idea di Luigi, buona o cattiva non so giudicarla. Se ne avessimo parlato avremmo capito la strada giusta…». Parole di critica che diventano ancor più nette sulle labbra della “ribelle” Elena Fattori: «Nessuna scelta è più condivisa e questo ovviamente crea disagio. Se da un lato – incalza la parlamentare – si proclama di voler esportare la democrazia diretta, dall’altro non si sta granché rispettando neanche quella rappresentativa».
Intese con il polacco Kukiz, il croato Sincic e la finlandese Kahonen
Critiche cui Di Maio replica con una foto che lo ritrae insieme a Kukiz, al croato Ivan Sincic e alla finlandese Karolina Kahonen. Questa la didascalia: «Sono leader di movimenti che nei loro Paesi sono alternativi a quelli tradizionali, sono nati da poco e sono giovani, ma hanno un consenso sempre maggiore. Sono le energie più fresche e belle dell’Europa. Su alcune cose non la pensiamo allo stesso modo, ma stiamo preparando un manifesto comune la cui stella polare sarà la democrazia diretta». Chissà se basterà a placare la base.