Altro che ripresa dell’occupazione, nel 2018 rischio di 700.000 licenziamenti

10 Gen 2018 14:35 - di Tito Flavi

Ci sarà pure un motivo se Berlusconi ha annunciato di voler abolire il Jobs Act (come riferiamo in un altro servizio sul Secolo) in caso di vittoria alle prossime elezioni politiche. Il fatto è che i dati sull’occupazione presentati in pompa magna da Renzi e Padoan («non si vedeva dal 1977 un così alto numero di occupati») sono dati farlocchi. Nel 2018 potrebbe venire una brutta sorpresa per tanti giovani e meno giovani, che rischiano di vedersi recapitare le lettere di licenziamento. Il motivo? È semplice e drammatico: nell’anno appena cominciato scadono i tre anni di contribuzione agevolata (-50%) che le aziende possono versare per i nuovi assunti. Che succederà a questo punto? Che tante imprese, dovendo cominciare a versare i contributi al 100%, perdereranno le convenienza del “nuovo assunto” e saranno quindi indotte a tagliare posti di lavoro.

Il quotidiano La Verità ha fatto i conti e ne sono venuti fuori dati da brivido: c’è il rischio di 700.000 licenziamenti. Nel solo mese di gennaio potranno andare in fumo oltre 80.000 posti di lavoro. «Nemmeno il nuovo incentivo previsto nella legge di Bilancio 2018 –spiega al quotidiano diretto da Belpietro il segretraio generale dell’Ugl, Paolo Capone – servirà ad affrontare il problema della disoccupazione». C’è da essere preoccupati: «Si preannuncia un anno duro a livello occupazionale, per cui occorre mettere in campo una nuova politica sull’occupazione». Ed è proprio quello che il centrodestra ha annunciato di voler fare, riparando i guasti provocati dai governi guidati dal Pd. La politica del lavoro di Renzi, Gentiloni e Padoan s’è rivelata un vero flop, altro che ripresa dell’occupazione.

Commenti

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  • Giovanni 10 Gennaio 2018

    Ma la fornero insiste piu volte nella necessità per l’Italia nel non abolirla.
    Comunque Silvio la vuole solo ritoccare, Salvini la vuole abrogare.