Luxuria testimonial di un brand di moda femminile: il marketing si vende al gender

3 Set 2017 19:29 - di Bianca Conte

Se il brand di abbigliamento femminile voleva provocare c’è riuscito perfettamente. Se invece voleva limitarsi a differenziare la sua linea di marketing dai diretti competitor o semplicemente dalle scelte degli anni precedenti, poteva fare di meglio. Fatto sta che – a prescindere dai giudizi personali o dalle innovative proposte che il mercato offre – selezionare Vladimir Luxuria come la nuova testimonial della griffe italiana di moda femminile più che rivoluzionaria è stata una decisione piattamente in linea con il modello pseudo-trasgressivo che il mercato rincorre e che la modella prescelta per la nuova collezione incarna ormai stancamente già da un po’, e non solo in passerella come noto.

Luxuria modella di un brand di moda femminile

Non abbiamo assolutamente nulla contro Vladimir Luxuria, persona intelligente e assai capace, dai talenti eclettici e dal temperamento idoneo a declinarsi ora a un dibattito parlamentare, ora a un’isola deserta in cui cercare di sopravvivere a digiuni e veleni (di ogni tipo), il fatto è che la reazione che i social hanno fatto registrare alla scelta del brand – che negli anni precedenti aveva puntato su prototipi femminili come quelli di Anna Tatangelo, piuttosto che di Raffaella Fico – sterza bruscamente verso un’altra direzione socio-aziendale, che ha spiazzato per primo proprio il target di riferimento a cui il marchio e la sua pubblicità vanno a rivolgersi. E così, la bufera scatenatasi sui social tra urla di dissenso e tempeste di critiche già ribattezzati “insulti transfobici”, possono riassumersi in un unico interrogativo: che poi è quello che si fanno tutti (tranne gli appartenenti alla cerchia del microcosmo Lgbt): ma con tante bellezze puramente femminili, proprio la bella e intelligente Vladi, icona vivente del transgender, doveva essere scelta?

La “vittoria” del gender (e dei transgender)?

E ancora: nella confusione a cui si tende con l’imposizione strisciante, ma penetrante, della cultura gender, davvero si vuole istituzionalizzare il melting pot dei sessi e la sintesi, più o meno riuscita, dei generi? Il messaggio “rivoluzionario” – perché così è stato definito da alcuni addetti ai lavori – che si vuole affermare è davvero quello di una femminilità costruita a tavolino a prescindere da quella che la nascita genetica ci attribuisce, e rinvigorita semmai, socio-mediaticamente parlando, da un talkshow a una campagna pubblicitaria, passando per una seduta di chirurgia estetica, a prescindere da anatomia e biologia? Ma davvero vogliamo arrivare a questo? Perché la passerella che percorrerà l’intelligente Vladimir Luxuria e gli autobus che reclamizzeranno la sua immagine in jeans attillati e top super-succinti, portano proprio in quella disarmante direzione…

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