Luglio 1948: l’attentato a Togliatti fu ispirato …da un ex partigiano?

14 Lug 2017 18:26 - di Massimiliano Mazzanti

Pochi lo ricordano e, proprio oggi, ci ha pensato RaiStoria a rinfrescarne la memoria, riproponendo una vecchia intervista a Nilde Iotti: il 14 luglio 1948 non fu solo il giorno dell’attentato a Palmiro Togliatti, ma anche quello in cui si cementò l’atteggiamento vile della Democrazia cristiana nei confronti del Comunismo. Quella mattina, infatti, un partigiano, un antifascista, nonché direttore del giornale socialista-democratico l’Umanità, sanzionò durissimamente il leader del Pci in un suo editoriale, denunciandolo per quello che essenzialmente era: un eversore potenziale e pericolosissimo del nuovo ordine istituzionale e repubblicano. Nei giorni precedenti l’attentato, infatti, il “Migliore”, a cui ancora bruciava l’esser stato estromesso dall’area di governo del Paese, a proposito del clima internazionale di “guerra fredda” che si stava diffondendo ovunque, dichiarò che “se il governo avesse portato il Paese alla guerra, il Pci avrebbe chiamato il popolo alla guerra”. Di fatto – altro che “svolta di Salerno”! -, Togliatti confermava con quelle parole la funzione anti-patriottica del Pci, il suo essere ancora e principalmente una costola del Pcus e del potere di penetrazione sovietica nelle nazioni nemiche della Russia. Una forza, quella comunista, segretamente organizzata e armata e pronta a insorgere contro i poteri dello Stato. Il direttore del giornale Carlo Andreoni replicò, scrivendo come in questo caso Togliatti “non solo metaforicamente” sarebbe stato “da mettere al muro”. E, forse, fu proprio leggendo quell’articolo che Antonio Pallante, politicamente attratto dalle idee liberali e presidente della sezione di Randazzo del Blocco democratico Liberal qualunquista, area attenta a ciò che scriveva l’Umanità, quella stessa mattina decise di sparare al leader del Pci. Quel che accadde dopo, è noto: il Pci insorse dopo l’attentato, con manifestazioni violente in tutta Italia, durante le quali si registrarono una trentina di morti e quasi mille feriti e dimostrando una volta di più l’esistenza dell’organizzazione para-militare ed eversiva del Pci. Quando la situazione tornò alla calma, anche per la mitica vittoria al Tour de France di Gino Bartali, si sarebbe potuta cogliere l’occasione per fare i conti definitivamente col Pci e con le sue tentazioni rivoluzionarie e con la sua potenza militare, ma Alcide De Gasperi, Mario Scelba e la Dc, vilmente, scelsero di far finta di non vedere come quel partito – che elettoralmente pesava ancora relativamente poco, raccogliendo unito ai socialisti il 30% dei voti, per di più concentrati tutti essenzialmente in tre regioni (Emilia, Toscana e Umbria) e nella parte meridionale della Lombardia – costituisse un pericolo per la democrazia italiana.

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