Docufilm su Cinecittà, la più grande operazione culturale del fascismo

12 Apr 2017 16:05 - di Antonio Pannullo

 

Certo, il titolo è molto infelice, ma il desiderio del successo fa ricorrere a forzature: Cinecittà Babilonia – Sesso, droga e camicie nere. La cinematografia è l’arma più forte, come diceva Mussolini, che però non conosceva la tv. Il doc di Marco Spagnoli cita nel titolo il celebre libro di Kenneth Anger, Hollywood Babilonia, e racconta di una Cinecittà agli esordi che nulla aveva da invidiare alla mecca del cinema per come è raccontata nell’opera dello sceneggiatore e regista statunitense. Prodotto e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà il documentario, che viene proiettato questa sera in una anteprima a inviti al cinema Barberini di Roma, sarà trasmesso in versione televisiva su Rai1 lunedì 17 aprile, alle 15, e uscirà successivamente in home video, con un ricco apparato editoriale e di extra. A 80 anni dalla fondazione degli Studios di Cinecittà, forse la più grande operazione culturale del fascismo,  inaugurati il 28 aprile del 1937, il film di Spagnoli indaga con passione e rigore storico, grazie anche all’apporto di testimonianze di storici, registi, personaggi che hanno frequentato assiduamente la quotidianità e il mito degli Studios di Via Tuscolana, la nascita del tempio del cinema italiano, il sogno di un regime che si realizzerà davvero soltanto, e splendidamente, dopo la guerra con il Neorealismo e poi con l’avvento della Hollywood sul Tevere.

Racconto di otto attrici simbolo di Cinecittà

A fianco del racconto storico e documentale, il film regala un racconto più intimo e originale, quello di otto grandi dive del cinema italiano della fine degli anni ’30 e dell’inizio dei ’40, che hanno dato corpo alle prime visioni e ambizioni di Cinecittà. Attrici dai nomi noti ma dall’immagine a volte perduta nelle nebbie del tempo, e di un cinema irrealizzato. Appaiono così le aure leggendarie dei nomi di Doris Duranti e Clara Calamai, la bellezza olimpica di Alida Valli,
la tragica parabola di Luisa Ferida, assassinata incinta dal partigiani comunisti a Milano insieme con suo marito Osvaldo Valenti, e ancora Carla Del Poggio, Elsa De Giorgi, Maria Denis, o la prima diva “da esportazione” Isa Miranda. Attrici immortalate da fotografie e immagini del grande Archivio storico Luce. A incarnare bellezza e destini di quelle dive di Cinecittà il film porta sullo schermo anche un gruppo di giovanissime interpreti, allieve del Centro Sperimentale di Cinematografia, in un originale incontro di documentario e racconto biografico e dal vivo. Ad accompagnare le loro vicende, la voce narrante di Vinicio Marchioni, e quella di Alessandro Roja per le parole di Vittorio Mussolini, il figlio del Duce e uno degli deus ex machina della cinematografia italiana fascista. Il giudizio lo daremo dopo azver visionato il doc, ma fin d’ora possiamo dire che non è una sorpresa per nessuno che molti artisti, in ogni tempo e luogo, fecero uso di droga, né che le attrici fossero affascinanti e belle e quindi corteggiate…

(Nella foto, Mussolini inaugura gli studi di Cinecittà, tratto da un filmato Luce)

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