Venti anni fa l’addio a Spartaco Bandinelli, campione nel 1948 Londra

17 Feb 2017 18:18 - di Antonio Pannullo

Venti anni fa ci lasciava il pugile Spartaco Bandinelli, veliterno campione della nobile arte, classe 1921, medaglia d’argento dei peso mosca ai Giochi olimpici di Londra del 1948. Come vedremo, Bandinelli era un campione dentro e fuori dal ring, ma non è ricordato tanto quanto merita. Ecco la sua storia, tratta anche dal sito a lui dedicato dalla famiglia e dagli estimatori, da cui è tratta anche la foto che correda l’articolo. Oggi a Velletri a Spartaco è dedicato il Palazzo dello Sport, ma non è stato sempre così. Bandinelli è stato dimenticato per molti anni, e oggi è giusto rendergli doveroso omaggio, soprattutto per la sua passione sociale, che lo ha spinto a togliere moltissimi ragazzi dalla strada per indirizzarli allo sport. Velletri è molto orgogliosa del suo campione, perché è stato finora l’unico a far rappresentare la città laziale a un livello così altro, e poi perché là il pugilato ha una grande tradizione, si pensi che la prima associazione pugilistica risale al 1923. Tra l’altro, l’allenatore si chiamava Spartaco (come Bandinelli) Vita, e diventò uno dei più famosi d’Italia. Bandinelli era nato nel cuore della cittadina e abitava in piazza San Giacomo dal nome della chiesa che il popolo ha sempre chiamato San Gnaco. Il padre Quirino lavorava la mattatoio comunale ed era sposato con Lucia Venditti, mamma di Spartaco. Il giovane iniziò a frequentare la palestra citata a soli 16 anni: esile, magro, non molto alto, inizialmente suscitò l’ilarità dei pugili Verdinelli e Savo, che poi però ne intuirono le grandi potenzialità. Forse i due videro in lui la determinazione, la grinta, il coraggio, le fierezza che servono a un boxeur. E lo presero a benvolere. L’allenamento fu durissimo: di giorno Spartaco lavorava nel campi o al mulino, e la sera andava in palestra. Ma andò bene: a un certo punto si decise che poteva combattere. A quanto pare, però, pesava solo 45 chili, ben lontano dal peso minimo dei mosca, che era di 51 chili, così si racconta che si mise un cappotto pesante amo’ di accappatoio e degli scarponi robusti prima di salire sulla bilancia. Spartaco vinse, e da allora la sua carriera fu in ascesa.

Bandinelli perse i genitori nei bombardamenti “alleati”

Cesare De Santis (Cesaretto) lo chiamò nella sua palestra all’Associazione sportiva Monti e Spartaco si trasferì a Roma da una sua sorella. Continuò ad allenarsi, facendo progressi, ma la guerra gli impose uno stop: fu richiamato e partì come artigliere. Dopo l’8 settembre si unì al gruppo di combattimento Cremona, ricevendo anche un elogio dagli inglesi, ma purtroppo i suoi genitori morirono sotto le bombe “alleate” che colpirono anche Velletri. Tornato, Spartaco andò a lavorare alla Bombrini Parodi Delfino di Colleferro, ma il richiamo della boxe era troppo forte e tornò al rione Monti ed entrò nella A.S. Audace, allenandosi nella palestra di via Frangipane, al tempo la più famosa della capitale. Dopo molti allenamenti e combattimenti, diventò campione d’Italia e finalmente fu scelto per le Olimpiadi, dove fu un pilastro per la sua squadra. Perse alla finale per una manciata di punti contro l’argentino Pascual Perez, considerato insieme a Carlos Monzon il miglior pugile del Paese sudamericano. Era il 13 agosto 1948. Bandinelli aveva 27 anni e pesava 49 chili. Tra l’altro uno degli incontri di Bandinelli alle Olimpiadi fu raccontato da Gianni Brera. Ma la sua medaglia d’oro fu quando tornò nella sua Velletri, acclamato e osannato dai suoi concittadini tra le macerie della città distrutta appena pochi anni prima dalla guerra. Successivamente Bandinelli partecipò a un tour negli Stati uniti e poi in Turchia nel 1950. Molti in seguito gli consigliarono di darsi al professionismo, ma lui non volle. Nel 1953 si sposò con Nives pace ed ebbe due figli. Lavorò per il Coni a Roma e nel 1970 ritornò a Velletri, dove iniziò ad allenare i giovani nella palestra di San Francesco, tuttora esistente. Nel 1982 dovette rinunciare perché colpito dal mordo di Alzheimer. Il 17 febbraio 1997, alle sette di sera, ci lasciò. E ci lascia anche un record imbattuto: sostenne 352 incontri da dilettante e ne perse solo 12.

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  • Marina Bandinelli 9 Novembre 2019

    Vi ringrazio per aver scritto del mio papà.
    Ci sono delle piccole inesattezze, ma va bene così.
    Marina Bandinelli