Quando erano i giovani missini a fare manifesti satirici sul Papa

7 Feb 2017 11:37 - di Gloria Sabatini

Correva l’anno 1988 e a Roma comparvero vicino alle edicole del centro dei manifesti con l’immagine di papa Giovanni Paolo II con il viso devastato da bolle rosse. Senza scritta. Anonimi. Dietro c’era lo zampino della redazione di Morbillo, prurito e avventura, la rivista underground dell’allora Fronte della Gioventù che fece molto parlare di sé. Per pubblicizzare il primo numero del giornale della giovane destra romana ,intenta a uscire dalla gabbia del neofascismo con un prodotto editoriale irriverente, sulla scia della Voce della Fogna, i morbilliani riempirono la città di manifesti con personaggi di attualità contagiati dalla malattia. 

Morbillo e il papa con le bolle

Anche il pontefice finì nella lista dei morbilliani contagiati ma allora il Vaticano non si offese, i manifesti, al contrario di quelli affissi qualche giorno fa “contro” papa Francesco, non vennero rimossi e la Cei non si scomodò a stigmatizzare la trovata pubblicitaria. Altri tempi. Se ne accorse invece il ministero della Sanità che per poco – ricordano sorridendo gli ex redattori, molti dei quali diventati bravi giornalisti e politici – non denuciarono la testata per diffusione di malattia esantematica. Per non parlare della cantonata presa dai compagni del manifesto che, inconsapevoli della matrice politica di Morbillo, prurito & avventura, pubblicizzarono la  nuova creatura editoriale invitando all’acquisto, salvo poi chiedere scusa agli elettori per  “la truffa”.

Linguaggio irriverente e satira

Basta sfogliare il primo numero dal titolo “Insolentia” nel quale compaiono articoli dal titolo come la “Dichiarazione di guerra agli States”, “Pasolini corsaro”, “Il mondo è terzo per capir” che il tabloid maculato (tremila lire), tono insolente, politica, costume e tanta satira, era difficilmente catalogabile nelle categorie di destra/sinistra/centro. Quel gruppo di ragazzi dell’allora Fronte della Gioventù, il più vecchio aveva 25 anni, si misero in testa di rompere con il linguaggio severo dei parrucconi del Msi, con i teoremi della doppia pena di morte e certi tic impresentabili del pianeta post-fascista. Giovanni Paolo II probabilmente non si accorse di quei manifestini, a farlo oggi chissà. I gesuiti potrebbero dichiarare guerra.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *