Prostituzione legale e tassata: per il Pd non è più tabù, ora vuole una legge

10 Ott 2016 18:23 - di Redazione

La prostituzione come un qualsiasi altro lavoro, da esercitare in appositi quartieri individuati dalle amministrazioni locali e con un preciso tariffario sul quale pagare le tasse. Un mestiere da praticare pagando una quota e ottenendo l’autorizzazione da parte delle camere di commercio previa presentazione di un certificato di sana e robusta costituzione. La premessa è abolire il reato di adescamento e di favoreggiamento. Sono le linee generali del disegno di legge attualmente in calendario nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato e firmato dalla senatrice del Pd Maria Spilabotte, di cui scrive oggi Il Tempo. «La prostituzione in sé non deve essere ritenuta un reato – spiega la senatrice Pd  – e chi decide liberamente di prostituirsi in casa deve poterlo fare». Chi esercita la professione viene definito sex worker: donne, uomini o transessuali. Insomma per la sinistra a quasi sessant’anni dalla Legge Merlin che obbligò alla chiusura le case di tolleranza regolare il fenomeno della prostituzione è ormai diventata una necessità anche se prima a dirlo erano la destra e la Lega, accusate entrambe di “oscurantismo”.

«Sia la legge che il codice penale – aggiunge la senatrice Pd – fingono di ignorare giuridicamente la prostituzione, ma di fatto ne consentono l’esistenza. Si tratta di combattere ogni tipo di sfruttamento, ma al contempo di regolamentare l’attività di coloro che scelgono volontariamente di prostituirsi, anche costituendo cooperative di sex workers, assicurando loro gli stessi diritti e doveri degli altri lavoratori, dall’assicurazione sanitaria e previdenziale al pagamento delle tasse. Scegliere di non affrontare questo problema significherebbe solo favorire indirettamente la malavita». La legge si affida alla «forte assunzione di responsabilità degli amministratori locali per individuare», ad esempio, le «aree verso le quali incoraggiare il trasferimento dell’esercizio della prostituzione».  Zone «che siano nello stesso tempo lontane dagli occhi di persone che non vogliono assistere al mercato del sesso, sicure per chi invece le vuole frequentare». La legge in più prevede «misure volte a favorire il reinserimento sociale delle donne che vogliono uscire dalla prostituzione». Controverso il punto che rende obbligatorio l’uso del profilattico, oggettivamente difficile da controllare.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *