È morto Ernst Nolte, ebbe l’ardire di paragonare i gulag ai lager nazisti

18 Ago 2016 13:43 - di Lisa Turri

È  morto a Berlino, all’età di 93 anni, lo storico tedesco Ernst Nolte, la sua tesi sui totalitarismi del Novecento – che tendeva ad equiparare bolscevismo e nazionalsocialismo – ha suscitato aspre polemiche, generando per Nolte l’etichetta di capofila del filone revisionista. Nolte, che fu allievo di Heidegger e che si laureò con una tesi sull’idealismo in Marx, venne addirittura accusato di negazionismo. L’articolo che attizzò le polemiche più feroci contro di lui venne pubblicato nel 1986, con il titolo “Il passato che non passa”, e Nolte vi illustrava la sua tesi di un nesso casuale tra comunismo e nazionalsocialismo, nato quest’ultimo proprio come reazione all’affermarsi dell’ideologia bolscevica che dalla Russia minacciava di espandersi anche in Germania. Già nel 1963 aveva pubblicato “Il fascismo nella sua epoca” senza però che la com,unità degli storici facesse quadrato contro di lui. La tesi esplicitata nell’articolo del 1986 e poi illustrata con dovizia di analisi nel libro Bolscevismo e nazionalsocialismo. La guerra civile europea 1917-1945 era però più ardita e introduceva un nuovo paradigma interpretativo dei fascismi.  Il nazionalsocialismo è per Nolte una forma di fascismo particolarmente radicale, perché adotta i metodi violenti dell’avversario e persino la sua pratica sterminazionista. Il gulag precede il lager e ne è anche, in un certo senso, la premessa indispensabile. Affermazioni che suscitarono l’aspra critica di Habermas il quale accusò Nolte di voler in qualche modo giustificare il regime di Hitler.

In pratica Nolte, al contrario di quanto sostenuto ad esempio da uno storico dei fascismi europei come Zeev Sternhell, sosteneva che la causa della nascita dei regimi totalitari non andava cercata nella Guerra mondiale o nell’esasperazione dei nazionalismi ma nella Rivoluzione d’ottobre, fattore scatenante della guerra civile europea. “Il nazionalsocialismo, il partito del controannientamento, come io l’ho definito – disse Nolte in un’intervista a Der Spiegel del 1994 -fu una reazione radicale alla vittoria dell’ideologia bolscevica in Russia nel ’17, una reazione ideologicamente chiusa ma di vasta portata, come il suo modello comunista. Hitler voleva restaurare e rendere permanente la natura guerriera dell’uomo, distrutta dall’utopia comunista. Ma secondo Hitler erano stati gli ebrei a generare questa ideologia minacciosa e il suo movimento. Distruggere questa presunta radice biologica ebraica era dunque per lui logico e necessario: di qui Auschwitz”. Nel libro Controversie, infine, edito in Italia nel 1999, Nolte si spinse a considerare l’antibolscevismo come postulato dell’antisemitismo hitleriano in quanto in Europa si percepiva un’intima affinità tra ebrei e idee rivoluzionarie come il comunismo.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *