Robot trova la porta aperta, “fugge” dal laboratorio e provoca un ingorgo

18 Giu 2016 13:14 - di Gabriele Alberti

Trova la porta aperta, nessun ostacolo in vista, e ne approfitta per uscire e spostarsi sulle sue ruote fino a ritrovarsi in mezzo al traffico con le batterie scariche, provocando un ingorgo. E’ la prima fuga “spontanea” di un robot dal laboratorio in cui è stato costruito. E’ accaduto in Russia, a Perm, e il protagonista dell’avventura è un robot. Si chiama Promobot, come l’azienda che lo ha costruito, e che si tratti di una trovata pubblicitaria o no, è un episodio che riflettere doppiamente. Da un lato perchè la fuga potrebbe essere stata la conseguenza di un errore di progettazione del test, dall’altro perchè indica quanto ci sia ancora da fare prima di avere robot capaci di muoversi nell’ambiente in modo autonomo.

Robot fuggitivo, l’azienda: “Stava imparando ad orientarsi”

L’azienda costruttrice del robot ‘fuggitivo’ dice sul suo sito che Promobot stava eseguendo una serie di test per imparare a orientarsi, quando per errore una porta è rimasta aperta. Non rilevando la presenza di ostacoli, il robot è uscito fino a raggiungere la strada. Bianco, con due braccia, un display sul torace e uno al posto del viso, il robot è il primo della nuova generazione di Promobot, indicata con la sigla V3 e che l’azienda prevede di presentare al pubblico in settembre. Per Promobot è stato ‘naturale’ continuare a spostarsi in ambienti sempre nuovi, soprattutto non incontrando alcun ostacolo. Il personale dell’azienda ha impiegato 40 minuti per ritrovarlo, quando ormai nella strada si è formato un ingorgo e il robot era circondato da curiosi e polizia. Nel caso di una trovata pubblicitaria, di certo non sarebbe tra le più riuscite: la fuga non sarebbe avvenuta “se il robot fosse stato programmato in modo corretto”, rileva Filippo Cavallo, esperto di robotica sociale dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Chi ha programmato l’esperimento – aggiunge – avrebbe dovuto dare al robot un’area di operazioni definita, con un limite massimo all’interno del quale muoversi e da non superare. Il robot avrebbe anche dovuto tener conto dell’autonomia delle sue batterie e non allontanarsi dal punto di recupero”. Un episodio come la fuga, insomma, lascia pensare che il robot possa avere “un baco di non robustezza e affidabilità”. Ma soprattutto, ha concluso l’esperto, la ‘fuga’ del robot è “uno spunto importante per chi sta lavorando sulle capacità cognitive dei robot di orientarsi nell’ambiente e uno stimolo a costruire macchine in grado di collaborare con l’uomo”.

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