Una pm scrive «quant’è bello Gabriel Garko». Ma il Csm non gradisce

21 Apr 2016 17:05 - di Francesca De Ambra

Non è vero che siamo la culla del diritto. Siamo semmai il Paese del rovescio, il luogo dove tutto è invertito, capovolto, in omaggio a una insopprimibile esigenza di disordine collettivo il cui archetipo è il «Facite ammuina» della Marina borbonica. Lo ricordate? «Tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora: chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann’ ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann’ bascio…». Naturalmente, quell’ordine è una leggenda metropolitana, un falso storico. Ma se guardiamo l’odierno sottosopra, è come se fosse davvero esistito. Prendete il caso della dottoressa Barbara Bresci, professione pm alla procura di Imperia, che si è vista notificare l’apertura di un procedimento a suo carico dalla sezione disciplinare del Csm per aver postato «quant’è bello Gabriel Garko» sul proprio profilo Facebook. Che dire… Certo, se un marziano atterrasse in Italia, apprendendo la notizia, non potrebbe che lodare il severo richiamo alla sobrietà indirizzato dall’organo di autogoverno dei magistrati all’incauta collega. E siamo certi che ne dedurrebbe l’esistenza nella nostra nazione di un sistema giudiziario virtuoso e a tal punto privo di malsani protagonismi da potersi permettere di censurare la Bresci per il suo innocente endorsement alla bellezza di Garko. Tutto questo, ovviamente, se il marziano dovesse fermarsi in Italia giusto per un caffè. Già, perché se la sua sosta dovesse protrarsi di qualche ora o – peggio – di qualche giorno, non ci metterebbe troppo a capire che la realtà è ben diversa e che per un pm che viene redarguito per un un complimento a Garko, ne spuntano almeno dieci che nella totale indifferenza del Csm rilasciano interviste a tutto campo, intervengono a congressi politici, fondano partiti, si presentano alle elezioni nei distretti in cui hanno operato per poi tornano a indossare la toga come se nulla fosse. A questo punto – se ne può stare certi – il marziano, disgustato,  è già risalito a bordo della sua astronave ed è andato via. Quaggiù restiamo noi a muoverci come ciurma a bordo di un immaginario bastimento borbonico: «Tutti chilli che stanno…». Povera Italia!

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