Da mostro a mostro: Maso scrive a Foffo e gli esprime “comprensione”

16 Apr 2016 15:52 - di Corrado Vitale

Da mostro a mostro: Pietro Maso, autore di uno dei più efferati delitti degli anni ’90 (nel 1991 massacrò, insieme con  tre complici, i genitori nel garage di casa) scrive a un altro mostro, Manuel Foffo, autore, insieme a Marco Prato, del raccapricciante omicidio del Collatino costato la vita a Luca Varani, il povero ragazzo di 23 anni sgozzato dopo essere stato a lungo  seviziato per puro sadismo a sfondo gay. Gente simile non merita alcuna attenzione e i loro nomi dovrebbero essere cancellati dalla memoria collettiva, se non fosse per la necessità di ammonire  i giovani a min cadere vittime di derive scellerate e criminali.

Al dunque Maso – come riferisce il Giornale – afferma di essere rimasto colpito dalla dichiarazione di Foffo sulla sua intenzione di uccidere il padre. Incredibile, il mostro  si “commuove” e solidarizza con l’altro mostro. «Non posso biasimarti per quello che hai fatto». Roba da non crederci. «Io sono stato peggiore di te, ma posso capire perché volevi ammazzare tuo padre» .«Ti scrivo per egoismo, per sentirmi migliore».

«Invano, nella lettera – si legge su il Giornale – si cercherebbe un cenno di pietà per la vittima di Foffo. A Maso sembra interessare soprattutto parlare a Foffo per parlare a se stesso, specchiarsi in un modo di agire e pensare che è stato anche il suo. Con una franchezza quasi crudele mette l’assassino del Collatino di fronte al futuro che lo aspetta, fatto di sputi in galera, di processi mediatici, di psichiatri saccenti. È un elenco meticoloso di prove che attendono Foffo e che Maso ha attraversato prima di lui, e che oggi mette nero su bianco in una lettera che porta a guardare la vicenda di cronaca nera dall’altra parte dello specchio, dentro gli occhi dell’assassino». Così il mostro esperto impartisce consigli al mostro novello. Accade anche questo nell’Italia del delitto senza  (o con blando) castigo.

 

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