Aniceto Del Massa, il meta-fascista esoterico che aderì alla Rsi

7 Dic 2015 18:46 - di Antonio Pannullo

Quando morì, il 7 dicembre 1975, Aniceto Del Massa non fece rumore nell’ambiente culturale italiano. Solo il Secolo d’Italia, quotidiano del quale era stato responsabile culturale per dieci anni, lo ricordò, insieme a pochi altri. Eppure tanto la vita quanto le opere di Aniceto Del Massa, fiorentino doc, meritano di essere raccontate, perché non solo fu un grande scrittore, giornalista, esoterista, asceta, ma prese parte attivamente alla vita politica del suo tempo, compiendo sempre le scelte che gli venivano da dentro, dalla sua coscienza e dalle sue idee. Poiché era del 1898, corse insieme al secolo vivendo tutte le esperienze più interessanti di quei terribili e fantastici decenni. Nacque il 4 febbraio 1898 a Prato, allora in provincia di Firenze, e già adolescente respirava l’aria culturalmente vivissima ed effervescente nei caffè letterari di Firenze. L’atmosfera intellettuale di quella città, con La Voce e Lacerba, unitamente ai fermenti futuristi e interventisti, ebbero una grande importanza nella formazione del giovane, che peraltro proveniva da studi solidissimi in una scuola religiosa ortodossa, dove la religione era sostanza e non facciata. Come scrisse lui stesso, in quegli anni maturò il disprezzo per tutto ciò che era borghese, filisteo, convenzionale, rettorico, luogo comunismo. Sentimenti, questi, condivisi in seguito con i suoi grandi amici Ezra Pound e Julius Evola, con i quali ebbe contatti strettissimi per anni. Intelligente e preparato, iniziò in quel periodo una lunga collaborazione con La Nazione, occupandosi soprattutto di arte e cultura. Per niente militarista, ma acceso interventista, nel 1917 fu richiamato alle armi e partecipò alla Grande Guerra come sottotenente degli Alpini, combattendo sul Carso, sul Grappa e sul Piave. Tornato in patria, confessò che quella della guerra fu una delle più importanti esperienze della sua vita, che lo aiutarono a formarsi e a farlo crescere. Insofferente comunque alle piccinerie italiane, anticonformista per partito preso, partecipò senza esitazione ai moti fascisti, battendosi per la presa del potere di Benito Mussolini che avvenne nel 1922, insieme ai suoi amici toscani Malaparte, Rosai, Soffici. In quel periodo divenne anche amico e sodale di De Chirico. E proprio partendo dal visionario De Chirico, Del Massa divenne seguace di Arturo Reghini, importantissima figura di neopitagorico, spiritualista, esoterista italiano, che dirigeva la rivista Atanòr, animata, oltre che da Reghini, da Evola e da Giulio Parise. Collaborò alle più importanti riviste spiritualiste dell’epoca, entrando a far parte del Gruppo di Ur-Krur, con il nome iniziatico di Sagittario. Si avvicinò alle teorie dell’antroposofo Rudolf Steiner e del filosofo Enrico Caporali. Fu anche amico di Berto Ricci, un altro eretico politico anticonvenzionale come lui. Non ebbe mai incarichi ufficiali durante il ventennio, anche perché quelli del suo ambiente culturale erano guardati con sospetto, come capita sempre a chi si occupa di esoterismo o scienze occulte. Ma quando scoppiò lo guerra, rifiutò di imboscarsi in qualche comodo ufficio fiorentino, e chiese di diventare di nuovo un capitano degli Alpini. L’8 settembre del 1943 lo colse sul fronte polacco, dove fu catturato dai tedeschi e mandato in campo di prigionia.

L’8 settembre Del Massa non esitò: la guerra si continua con chi la si è iniziata

Quando nacque la Repubblica Sociale Italiana, Del Massa non ebbe dubbi: la guerra si finisce insieme a coloro con i quali la si è iniziata. Nella Rsi, a Del Massa fu affidato il compito di dirigere il controspionaggio, insieme al suo concittadino Puccio Pucci. Insieme queste attività, proseguì quella culturale, organizzando vari eventi e conferenze nella sua Firenze, tra cui l’ancor oggi esistente Maggio musicale fiorentino, istituito da un altro suo concittadino amante della cultura, Alessandro Pavolini, di cui Del Massa era sincero amico. Dopo la caduta di Firenze la fine dell’eroica epopea dei franchi tiratori, Del Massa spostò il suo ufficio di controspionaggio a Mlano. Negli ultimi giorni della guerra, nell’aprile del 1945, lo stesso Pavolini, d’accordo con Mussolini, affidò a Del Massa e Pucci lo storico compito di seminare le cosiddette “uova del drago”, missione che significava riorganizzare le fila del neofascismo dopo la guerra, radunando e coordinando i fascisti superstiti, nell’intento di ricostruire qualcosa. In realtà questo ruolo politico fu poi svolto da Pino Romualdi, vice segretario del Partito fascista repubblicano, sopravvissuto alle stragi del Nord, che in clandestinità  e insieme ad altri, contribuì alla fondazione del Movimento Sociale Italiano, appena un anno e mezzo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Del Massa fu catturato dagli americani, internato nel campo prigionieri di Padula e poi in quello di Terni. Fu successivamente rinchiuso nel carcere di Ancona dal quale poi riuscì a evadere iniziando un periodo di latitanza e di clandestinità. Dopo varie peripezie, tornò al giornalismo e alla saggistica fondando nuove riviste e collaborando con quelle neofasciste che aprivano e chiudevano di continuo in quegli anni. Nel 1952, ossia sin dalla fondazione, divenne caporedattore delle pagine culturali del Secolo d’Italia, dove restò sino al 1961, attirando collaborazioni prestigiose come quelle di Evola, Attilio Mordini e di Pound. Innovatore e sempre rivoluzionario, dopo la guerra Del Massa partecipò a quella straordinaria avventura dei cosiddetti fascisti di sinistra, che facevano capo a Stanis Ruinas e al suo Pensiero Nazionale e che dialogavano col Partito Comunista Italiano. Molti ex Rsi, come è noto, finirono per iscriversi al Pci. Dopo il fallimento del tentativo di raccordare le istanze socialrivoluzionarie della Rsi e quelle del Pci, Del Massa continuò a collaborare con riviste storiche del neofascismo – o post fascismo – italiane come Lo Specchio e Il Conciliatore, supplemento di Il Borghese. Negli ultimi anni della sua vita ritornò allo studio delle scienze spiritualiste, non si iscrisse mai alla Massoneria, sebbene sollecitato, anche durante il fascismo, rimase sempre coerente con le sue idee senza rinnegarne nessuna. Studia l’antroposofia, pratica lo yoga, medita sul Tao, scruta le stelle, lui astrologo, rilegge Lao Tse. Un grande italiano, dimenticato dalla sua patria alla quale dette tutto. Molti suoi scritti sono oggi conservati dalla Fondazione Ugo Spirito.  Ci parlano brevemente di lui relativamente alla sua opera nella Rsi Giuseppe Parlato in Fascisti senza Mussolini (Il Mulino 2007), e Angelo Iacovella in Quel giorno che confucio….Ezra Pond e Aniceto Del Massa: pagine ritrovate, (in «Atrium» – Centro Studi Metafisici e tradizionali, Anno II, n.1). Lo stesso Iacovella ha anche curato per le edizioni La Finestra le sue Pagine esoteriche.

Commenti

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  • Giorgio Vitali 12 Gennaio 2018

    Queste precisazioni su Aniceto Del Massa che, a quanto mi risulta, acquistò o fece acquistare le opere pittoriche di Evola, SONO MOLTO IMPORTANTI ed efficaci. Alla fine, basta sempre poco per chi sa e vuole approfondire.