L’Isis recluta i disoccupati kosovari: 30mila euro per diventare jihadista

10 Mar 2015 17:26 - di Desiree Ragazzi

A giovani disoccupati kosovari vengono offerti fra i ventimila e i trentamila euro per andare a combattere con i jihadisti dello Stato islamico in Siria e Iraq. A sostenerlo è il segretario della comunità islamica in Kosovo Resul Rexhepi, citato dal quotidiano di Pristina Bota sot. Secondo Rexhepi, la precaria situazione economica e l’alto tasso di disoccupazione hanno contribuito in larga misura alla radicalizzazione di un gran numero di giovani kosovari.

Isis e disoccupazione: binomio esplosivo

Il salario medio in Kosovo non supera i 200 euro mensili e la disoccupazione giovanile si attesta al 55%. Una situazione questa nella quale l’estremismo islamico ha facilmente attecchito, attirando un gran numero di adepti. I circa due milioni di abitanti del Kosovo – proclamatosi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008 – sono a larghissima maggioranza (più del 90%) di etnia albanese e religione musulmana. Negli ultimi mesi si registra in Kosovo un esodo di massa, con decine di migliaia di persone che lasciano il Paese alla ricerca di lavoro e migliori condizioni di vita in stati Ue del nord Europa, a cominciare da Austria, Germania, Svezia, Francia.

Libia, la città di Gheddafi conquistata dagli integralisti

E la situazione non è delle migliori neanche in Libia. Bandiere nere dell’Islam sugli edifici, parrucchieri serrati e manichini coperti per non “urtare” il pudore degli integralisti. Si presenta così in Libia, secondo un reportage realizzato dal britannico Daily Telegraph, Sirte, la città del defunto colonnello Muammar Gheddafi, che si affaccia sul Mediterraneo, a meno di 500 chilometri dalle coste italiane. Un tempo vanto del dittatore, durante il conflitto con la Nato è stata più volte bombardata, per poi essere abbandonata a se stessa. Ora a governarla sono i jihadisti dell’Isis che continuano ad espandersi in Libia. Prima, come ha detto un residente al giornale, c’era un piccolo numero di “foreign fighters” ma poi a loro si sono uniti molti locali che hanno visto nei jihadisti l’unico modo per riconquistare il potere dopo la caduta. I segni della presenza islamico-radicale si vedono un po’ dovunque. Come nel grande centro conferenze Ouagadougou, costruito sotto Gheddafi per ospitare i summit dei leader internazionali, e che ora invece è il quartier generale jihadista nella città.

 

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