Le prostitute contro la legge Merlin: «Basta, facciamo valere i nostri diritti»

18 Dic 2014 14:49 - di Giulia Melodia

Le prostitute si scagliano contro la legge Merlin. Superata dai tempi. Dalle attuali involuzioni del fenomeno prostituzione, con il relativo aumento di rischi – letali – connessi alla pratica del mestiere più vecchio del mondo per la strada. Così il problema, rimasto insoluto sin dai tempi della famigerata introduzione della norma sull’abolizione delle case chiuse in Italia – che prevedeva teoricamente una serie di prescrizioni a tutela delle lavoratrici del sesso, rimaste da subito lettera morta – continua progressivamente ad aumentare a ritmi esponenziali, incrementando il fenomeno del commercio del sesso per le strade e all’interno di molti quartieri, e dunque eludendo qualsiasi forma di prevenzione del rischio sanitario o di salvaguardia della vita stessa, radicando di contro le logiche efferate di un mercato potenziato, che ha trasformato le prostitute di ieri nelle moderne schiave di un racket globalizzato. Un fenomeno, quello della prostituzione, all’epoca della firma della legge ancora molto poco diffuso, che guarda caso ha cominciato a svilupparsi notevolmente subito dopo l’entrata in vigore della norma proposta e firmata dalla senatrice Merlin.

Le prostitute contro la Legge Merlin

Non stupisce, allora, che il problema sia tornato alla ribalta anche in queste ore, rivendicato in tutto il suo esplosivo potenziale dall’associazione radicale Certi Diritti e dal Comitato per i diritti civili delle prostitute onlus, in occasione della Giornata internazionale dedicata a porre fine alla violenza contro i lavoratori e le lavoratrici del sesso. Professionisti di questa singolare fetta di mercato tornati a rivendicare revisione e aggiornamento, in termini giuridici, dell’annosa normativa contro cui sono tornati a inveire. Depenalizzare la prostituzione e riconoscere i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso è allora quanto sono tornate a chiedere le prostitute anche attraverso le parole di Pia Covre, presidente del Comitato per i diritti civili della prostitute, che ha ribadito come «chi esercita questo lavoro chiede di uscire da una vita di sotterfugi, discriminazioni, arresti, vergogna, ricatti, isolamento, rischio e violenza». Non solo: rincarando la dose, le due associazioni sono tornate a formulare richieste precise che vanno dall’immediata revisione della Legge Merlin alle migliori condizioni di lavoro, a uguali diritti anche per i sex workers. Il tema è spinoso e di non facile gestione: perché se è vero che da un lato va finalmente affrontato e risolto (e non rimandato a oltranza), dall’altro va valutato con cautela in tutte le sue, ormai, non più trascurabili varianti.

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