Mussolini: ai miei figli anche il mio cognome. Gasparri: no, basta quello paterno

12 Lug 2014 13:37 - di Priscilla Del Ninno

Per alcuni è un doveroso passo avanti verso la parità dei sessi e il tardivo strappo con un discriminatorio retaggio patriarcale che arriva finalmente ad allinearci con gli altri Paesi europei. Per altri è un oltraggio alla tradizione familiare, se non addirittura un’inutile perdita di tempo sottratto al lavoro su riforme più urgenti nell’agenda parlamentare. Di fatto, la proposta di legge sul doppio cognome anima il dibattito nato nelle ore successive il via libera della commissione Giustizia di Montecitorio incassato nei giorni scorsi. Intanto, in attesa di lunedì, quando il testo approderà in Aula per la discussione generale, abbiamo sentito i pareri della deputata azzurra Alessandra Mussolini, in rappresentanza dei sostenitori della proposta, e del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, capofila degli oppositori.

Onorevole Mussolini, ci spiega il perché della sua adesione a questa proposta di legge?

L’Europa ci ha condannato, e noi  proviamo a metterci in regola…

Dunque è semplicemente un atto dovuto per la censura della Corte europea dei diritti dell’uomo?

Non solo: credo che sia – finalmente – la concretizzazione della possibilità per le famiglie, per una coppia, di trasmettere al figlio anche il cognome della madre.

Ma gli svantaggi e i benefici quali potrebbero essere?

Di svantaggi non ne vedo. Le dirò di più: i miei figli hanno già il doppio cognome e addirittura psicologicamente si sentono ancora più parte integrante della famiglia tutta, sia di provenienza materna che paterna. Quindi io trovo che avere la possibilità di scegliere e di aggiungere – cosa di cui non vedo le controindicazioni – favorisca un’unione affettiva, non solo anagrafica, ancora maggiore all’interno del nucleo familiare.

Ma la proposta riguarda solo i nascituri o anche i casi pregressi?

Renderla retroattiva complicherebbe molto le cose. Quello che posso dire è che allo stato attuale aggiungere il cognome della madre è estremamente faticoso: devi ottenere due decreti e affrontare una trafila burocratica complicata e lunga. Dunque quello che mi auguro è che questa proposta possa facilitare anche i casi pregressi che la nuova legge non contemplerebbe.

Di parere decisamente opposto a quello della Mussolini, invece, il senatore Gasparri, convinto assertore degli equilibri sociali vigenti in materia di famiglia e figli.

Dunque senatore, pollice verso?

Francamente non sono mai entusiasta di scelte legislative che vanno a modificare equilibri assodati convenzionalmente: diciamo che, quando si parla di famiglia, di cognomi, di consuetudini sociali, io sono decisamente un tradizionalista. Detto ciò: non ho nulla in contrario – anche se non condivido questa necessità – al fatto che qualcuno voglia, e dunque possa, aggiungere il secondo cognome. Quello che non condivido è la scelta di estendere giuridicamente su vasta scala la possibilità di far cadere l’obbligo del cognome paterno.

Qui però non si tratta di cancellare il cognome paterno, si tratta di far decadere un obbligo vigente e di formalizzare la possibilità di aggiungere.

Non ho nulla contro le aggiunte sporadiche, ma sono contrario alle cancellazioni ufficiali. Su tutto, però, ritengo che le priorità riformiste del Paese siano decisamente altre: e non passano certo per la proposta di legge sul doppio cognome. Mi sembra una fesseria sesquipedale di cui sono convinto non interessa nulla a nessuno.

E cosa è più urgente secondo lei affrontare?

Tutto il fermento sul tavolo in materia di coppie e famiglie, matrimoni, separazioni e unioni di fatto. Io, per esempio, sono contro il divorzio breve. Sono contro le unioni civili. Sono una specie rara di conservatore e in quanto tale considero la proposta di legge sul doppio cognome una inutile fesseria che però ha almeno il pregio di non fare danni. Altre proposte al vaglio, come quelle che ho appena citato, mi preoccupano decisamente di più e mi inducono a ribadire con veemenza che servono posizioni ferme e chiare. Invece, ho visto che persino Ignazio La Russa si è arreso alle unioni civili, e poi in virtù di proposte da lui avanzate a mio parere inaccettabili. Io, al contrario, a costo di risultare un esemplare in via d’estinzione, rivendico l’immobilismo della mia posizione in materia di coppie, famiglia e figli.

 

 

 

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