Le periferie di Roma non vogliono essere la pattumiera di Marino. Chiedono troppo?

13 Ott 2014 15:47 - di Francesco Signoretta

Esasperati. Lo dicono e lo ripetono i residenti dei quartieri periferici di Roma. “Siamo esasperati, siamo diventati la pattumiera del sindaco”. Parole forti, non pronunciate per rabbia. Perché hanno davvero quella sensazione. Anzi, hanno la certezza che sia così, che siano diventati una pattumiera. Tutte le situazioni difficili vengono scaraventate sulle loro spalle, all’improvviso, senza nemmeno un controllo. E loro devono stare zitti, vittime di un ricatto morale e del buonismo politico. Se infatti osano ribellarsi per la presenza dei nomadi o per l’invasione degli extracomunitari vengono presi di mira, accusati di essere “razzisti”, “intolleranti”, “senz’anima”. E loro hanno sopportato, sofferto in silenzio. Si sono sacrificati. Hanno subìto violenze, furti negli appartamenti, scippi. Hanno visto scene assurde, “nudi davanti agli occhi dei nostri bambini, personaggi che non vorresti mai incontrare nella vita” e che invece sono lì, a un passo. Quei romani della periferia non sono arrabbiati, hanno paura. E proprio per questo hanno deciso di alzare la voce, non solo a Corcolle ma in ogni zona a rischio, abbandonata da un sindaco che pensa solo alla pedonalizzazione dei Fori. Sul web è mobilitazione massiccia, pagine facebook che servono per il passaparola, per sapere le notizie che i giornali di sinistra nascondono in un trafiletto. I comitati di quartiere si moltiplicano. E torna la voglia di scendere in piazza. E in piazza – a Corcolle come a Ponte di Nona, La Rustica, Colli Aniene, Tor Pignattara fino all’ultima manifestazione che si è tenuta a Tor Sapienza – non vanno gli “estremisti” (come qualcuno tenta di far credere) ma mamme con i bambini in braccio, anziani aiutati dai bastoni, padri di famiglia. La gente comune, quella che si sente appunto la “pattumiera del sindaco”, un sindaco vicino a tutti tranne che ai romani. E via con i cortei, con i blocchi del traffico, con gli slogan. Basta con i campi nomadi, urlano, ci hanno presi in giro, parlavano di 260 presenze e ne sono 900. Basta con i roghi tossici, aggiungono, abbiamo paura per la nostra salute, ma possibile che non li veda nessuno? Eppure sono alti 15 metri di fumo. Basta con i nuovi centri di accoglienza, ribadiscono, abbiamo diritto a vivere una vita tranquilla. Non chiedono altro, chiedono solo tranquillità. E di non essere considerati una pattumiera.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *