Ora scatta il processo politico a chi ha osato parlare di delinquenti nord-africani

27 Lug 2019 16:33 - di Gloria Sabatini

Ma è così importante la nazionalità del balordo che ha ammazzato a coltellate il vicebrigarie dei carabinieri all’alba di giovedì in pieno centro a Roma? In Italia sembra di sì. Prima del rispetto per l’agente ucciso, per la sua famiglia, per la giovane moglie (Mario Cerciello era appena tornato dal viaggio di nozze) ci sono le strumentalizzazioni ai limiti dell0 sciacallaggio, gli attacchi preventivi alla Saviano, la corsa al nemico che si nasconde tra le pieghe della tragedia.

Almeno fino alle esequie, un Paese “normale”, un popolo dovrebbero parlare un’unica voce, sentire le stesse pulsioni, tacere, magari, lasciando posto al rispetto e al dolore nazionale. Invece oggi, a 24 ore dalla notizia (in mezzo a tante cose che non tornano nella dinamica dell’aggressione) lo sport preferito dai soloni del progressismo un tanto al chilo è sbeffeggiare chi ieri mattina sui social ha osato parlare di maghrebini o nord-africani. Non per odio innato verso immigrati e risorse di boldriniana memoria, ma semplicemente perché la notizia della probabile nazionalità dei due aggressori-killer è  stata diffusa immediatamente dai media, agenzie, testate giornalistiche online, telegiornali, Messaggero in testa che forse per primo ha parlato di caccia a due nord-africani, sulla base, si disse, della testimonianza del carabiniere sopravvissuto. In tanti, parlamentari, opinionisti, sono caduti nella “trappola”, secondo i soloni di provata fede democratica e antifascista, e avrebbero istigato all’odio razziale. Cosi da questa notte sul web è un rimbalzo di foto dei post incriminati per mettere alla gogna i cattivi prima che si perdano le “prove”.

Il bersaglio preferito, neanche a dirlo, è il lungo post di Giorgia Meloni che, a caldo, scriveva: «La scorsa notte un carabiniere di 35 anni è stato ammazzato da due animali, “probabilmente” maghrebini, ancora latitanti, 8 coltellate di cui una dritta al cuore a pochi passi dal Vaticano. Provo tanta rabbia e tristezza. Vicinanza alla famiglia di questo servitore dello Stato e dell’Arma dei carabinieri, spero che vengano presi e possano marcire in galera». Linguaggio forte, un commento che trasuda emotività e insiste sulla certezza della pena esemplare. È una colpa? Un pochino. Ma la colpa che merita la gogna per la leader di Fratelli d’Italia, è aver scritto «“probabilmente” maghrebini». Capito?

A poche ore dalla confessione dello statunitense, infatti, la sinistra anti-sovranista e anti-razzista si spella le mani e brinda. Avete visto? L’aggressore non era un immigrato africano, ma un cittadino americano. Pericolo scampato. Gli americani non vengono con i gommoni degli scafisti, meno male… Una autentica vergogna. L‘Huffington post non si fa sfuggire la ghiotta occasione per puntare i riflettori conto i politici che hanno sentito il dovere di commentare. «Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, – scrive l’Huff – non ha perso tempo e su Facebook ha subito commentato seguendo le prime indiscrezioni e accusando dell’omicidio “2 animali, probabilmente magrebini”. Per poi correggere il post quando è stata scoperta l’identità dell’assassino». E dove sarebbe la vergognosa colpa? Le indagini hanno cambiato direzione e i commenti si modificano.

 

 

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