La regione Lazio polverizza l’istituto tumori: erogherà meno servizi per i malati

8 Lug 2019 13:24 - di Redazione

Il governatore non risponde. Al suo vice Leodori, Zingaretti non ha lasciato consegne. E l’assessore alla sanità, D’Amato, incendia le strutture sanitarie con i suoi uomini. Accade all’istituto tumori di Roma, l’Ifo Regina Elena, dove si registra la protesta dei lavoratori contro le decisioni del vertice ospedaliero. Il direttore, Ripa Di Meana (nella foto), è messo sotto accusa per aver deciso, d’accordo con la regione, di declassare il nosocomio con l’atto aziendale.

Regina Elena e San Gallicano ridimensionati

Ma quello che è grave è proprio il silenzio della regione. Da settimane i sindacati sono durissimi e dicono letteralmente “no allo smantellamento degli istituti con il nuovo assetto aziendale. Il tutto a spese dei malati di tumore della regione Lazio. Medici e sanitari del Regina Elena e del San Gallicano di Roma hanno indetto lo stato di agitazione“. “Già nel 2015 – ricordano, e c’era sempre Zingaretti al governo del Lazio –  c’era stato il ridimensionamento”. Il Regina Elena con due soli Dipartimenti ed il San Gallicano con uno solo a causa della riduzione di reparti clinici e di ricerca. Alcune strutture complesse diventavano semplici man mano che i primari andavano in pensione.

Meno servizi, più amministrativi

La denuncia, ora, è ancora più rilevante: “I due IRCCS pubblici, già in carenza di organico da anni, sono ulteriormente declassati”. E a causa del nuovo Atto Aziendale proposto dal Direttore Generale Ripa di Meana. E si moltiplicano invece le strutture amministrative, a danno dell’erogazione dei servizi ai malati.
“I medici e le organizzazioni sindacali auspicano quanto prima un intervento correttivo radicale da parte della Regione Lazio, che è al primo posto per mobilità passiva. Le centinaia di migliaia di malati di cancro del Lazio sono fortemente svantaggiati rispetto a quelli delle altre Regioni del Nord e del Centro Italia e sono costretti, se ne hanno la possibilità, ad emigrare per ricoveri e cure adeguate”.

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