Lo chef siciliano Natale Giunta stavolta è alla prova del fuoco (di mafia)

4 Apr 2019 11:31 - di Dulcinea

Mentre a palazzo si festeggia l’approvazione della legge sulla legittima difesa, dal piccolo schermo si alza un appello a favore di un imprenditore che da anni sfida la mafia siciliana. Una storia che inizia nel 2012, quando il nostro protagonista, poco più che trentenne, decide di ampliare la sua azienda.

Arriva il pizzo…

Accese da uno spiccato interesse per la nuova imprenditoria, si presentano nel suo ufficio alcune brave persone che gli impongono il pagamento del “pizzo”. Lui non ci sta: va dai carabinieri e collabora fino all’arresto di cinque malavitosi. Un gesto eroico, ma pericoloso e, nonostante il nostro protagonista venga messo sotto scorta, i danni e le minacce non smettono. Le effrazioni, gli atti vandalici all’azienda, alla sua abitazione e ai beni di sua proprietà non si contano. I malviventi si presentano a casa della madre perché raccomandi al figlio di pagare. Il suo cane viene rapito, ucciso e il cadavere depositato davanti a casa. Un mattino gli arriva una lettera con all’interno un proiettile.

Senza scorta contro la mafia

Eppure a luglio del 2018 gli viene revocata la scorta. Il motivo non si conosce, è targato come riservato. Così, senza sapere perché, chi ha fatto il proprio dovere viene lasciato SOLO, contro la mafia.

Il protagonista della nostra storia tutta italiana si chiama Natale Giunta. Sì, proprio quello chef stellato dal sorriso largo che tante mattine dagli schermi di Rai Uno è seguito da milioni di ascoltatori che amano tanto le sue ricette, quanto la simpatia e la risata contagiosa. E l’appello accorato al governo, perché Giunta torni sotto scorta, arriva proprio dalla Prova del cuoco e dalla sua conduttrice.  Nessuna risposta.  Il problema è serio e Giunta è il simbolo dell’italiano virtuoso che non ci sta. Come tanti.

Non si capisce quindi perché nessuno risponda agli appelli. Perché arrivano da una ex? Non vogliamo crederlo. Vogliamo credere invece che la maglietta “La difesa è sempre legittima” venga presto sostituita da  “La sicurezza è sempre un diritto”.

Questa storia non può finire così. Vi terremo aggiornati

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