“Un grande politico. Un amico”: il ricordo di Tatarella alla Camera. Negli occhi di tutti la nostalgia

8 Feb 2019 15:03 - di Bianca Conte

Grande commozione onella Sala della Lupa della Camera – quella in cui fu scritta quella che nella sintesi giornalistica sarebbe stata ribattezzata il Mattarellum, (l’importante legge elettorale che ha scandito il bipolarismo italiano) – alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e di alte cariche istituzionali si è commemorata la figura di Pinuccio Tatarella a 20 anni dalla scomparsa, Negli occhi di tutti il dolore e il rimpianto per la perdita di un grande politico e, soprattutto, di un amico. Una perdita che ancora oggi, dopo 20 anni, lascia un vuoto che tutti ritengono incolmabile. C’è commozione nello sguardo degli amici di sempre, come Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa e Italo Bocchino; degli “eredi” parlamentari, cresciuti nel segno della sua lezione, come Giorgia Meloni e Fabio Rampelli; negli interlocutori tutti che, da Gianfranco Fini a Roberto Menia, fino a Mario Landolfi, hanno presenziato alla giornata in memoria di Pinuccio Tatarella e in omaggio all’insegnamento politico e morale che ci ha lasciato. Un ricordo affidato ai racconti di Giuseppe Valentino, avvocato penalista, già senatore e presidente della Fondazione Alleanza Nazionale, Roberto Maroni (ex governatore della Lombardia), Gianni Letta (braccio destro e storico consigliere di Silvio Berlusconi) e Luciano Violante (ex presidente della Camera), e che ha visto il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano in veste di moderatore dell’incontro, in cui si è respirato soprattutto un profondo senso di rammarico e di nostalgia. Rammarico per l’assenza di una personalità carismatica come quella di Tatarella, e di nostalgia per un modo di fare politica e di relazionarsi ai problemi semplice, eppure poliedrico e complesso al tempo stesso, com’era il suo. Un uomo, un amico, un precursore e un maestro a cui la paltea dei presenti ha tributato un caloroso e sentito applauso. «Vent’anni fa se ne andava un uomo e un politico di inestimabile valore, una guida e un esempio per la destra italiana e non solo. Ma l’insegnamento di Pinuccio #Tatarella è più che mai vivo e alimenta la nostra fiaccola in ogni istante», ha scritto su Twitter il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida.

L’arrivo di Mattarella aumenta la commozione in sala

Un applauso per Tatarella che è arrivato a sovrapporsi a quello dedicato al presidente della Repubblica Mattarella al suo arrivo nella prestigiosa sala di Montecitorio dove, ad essere celebrato è stato soprattutto il ricordo di una figura politica di riferimento per tutta la destra italiana che, come ha detto nel suo intervento il senatore Giuseppe Valentino, presidente della Fondazione Alleanza Nazionale che ha voluto e organizzato Giuseppe Tatarella 8.2.1999 – 8.2.2019, è stato «Tanto insofferente ad ogni forma e ad ogni liturgia quanto puntuale ed attento alla sostanza delle cose». Di un uomo «dotato di una intelligenza intuitiva e multiforme – ha sottolineato ancora Valentino nel suo intervento – impegnava ogni sua energia per la crescita e l’affermazione di quella che, sin da ragazzo, era la sua piccola ma, combattiva comunità umana e politica; protagonista della storia della destra pubblica italiana e della storia repubblicana più recente». «Uomo dell’equilibrio, della mediazione, ministro dell’armonia come si compiaceva di essere definito, ma anche colui che Le Monde definì “La volpe” – ha proseguito il presidente della Fondazione Alleanza Nazionale – presenza imprescindibile di una stagione esaltante della quale fu indiscusso protagonista, che aveva come primo obiettivo sempre il conseguimento dell’accordo da conseguire. Un Tatarella che – ha concluso Valentino il suo appassionato intervento – a tratti, definirei “cardinalizio”, capace di coniugare nobiltà d’animo e concretezza programmatica, indirizzate alla ricerca del compromesso utile da raggiungere ai fini di un’intesa politica, istituzionale, culturale che andasse oltre la convenienza».

I ricordi di Gianni Letta, Roberto Maroni, Luciano Violante

Schivo, pensieroso, riservato, conciliante, ma anche un uomo dal guizzo improvviso, dall’intuizione vincente, dalla fermezza sulle proprie posizioni sempre declinata alla ricerca del dialogo intestato alla cultura del rispetto; lui, ribattezzato il ministro dell’armonia, leader politico sostenitore del perseguimento di una concordia operosa che nella sua lunga carriera istituzionale ha saputo sapientemente miscelare principio e concretezza programmatica alla luce di un compromesso possibile che aveva eletto il valore dell’armonia a «linea politica» e «scelta di vita», ha detto invece Gianni Letta ricordando Tatarella e partendo dalla considerazione per cui, «se fosse stato con noi questo Capodanno, Pinuccio Tatarella sarebbe stato il primo ad applaudire il bellissimo messaggio del presidente Mattarella, che ha affidato gli auguri agli italiani al sentirsi e riconoscersi comunità libera. Lei, presidente – ha proseguito Letta – e ha detto “sentirsi comunità significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri; significa pensarsi dentro un futuro comune da costruire insieme; significa responsabilità perché ciascuno di noi è in maniera più o meno grande protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi, gli uni degli altri; vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono nel battersi per le proprie idee, rifiutando però l’astio, l’insulto, l’intolleranza che creano ostilità . «Ecco – ha quindi ribadito Letta nel suo intervento – così Tatarella concepiva la politica, così ha servito il proprio Paese, sentendosi “comunità”, lui che veniva dalla sana provincia italiana e che sentiva forte quel vincolo d’origine, nei problemi concreti, nelle esigenze di tutti i giorni, perché amava stare tra la gente e lavorare per la collettività». Una capacità d’impegno e una lungimiranza, quelle di Tatarella, che nel ricordo di Maroni diventano punti di riferimento «fondamentali». «Sin dal primo consiglio dei ministri, capii che, da vicepremier come lui, avrei dovuto lasciarmi guidare dalla sua esperienza e dal suo pragmatismo; come quando mi affidò il compito di far conciliare i due programmi di Lega e An su federalismo e presidenzialismo» e a timer scaduto, dopo una lunga sessione di studi e «di inutile dibattito accademico», a quadra ancora da trovare Pinuccio annunciò ai giornalista il raggiungimento dell’intesa: «e nacque il governo Berlusconi». Un uomo, Tatarella, che nei ricordi di Violante è sempre stato un «moderato senza mai scadere nella facile neutralità»; un «solitario che non disdegnava la compagnia»; un politico di lungo corso che «non ha mai considerato gli avversari dei nemici»; un uomo che oggi gli spagnoli definirebbero hombre vertical, un uomo dalla schiena dritta che, in veste leader, avrebbe sempre continuato ad incarnare l’uomo del Parlamento, l’uomo della rappresentanza in Parlamento»…

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