Rogo Thyssen, via libera della Germania alla carcerazione dei due manager tedeschi

22 Feb 2019 14:52 - di Redazione

La decisione del Tribunale di Essen che ha dichiarato ammissibile l’esecuzione della sentenza dei due manager tedeschi della Thyssenkrup (ritenuti responsabili del rogo dello stabilimento di Torino) «anche se ancora non chiude il capitolo di quella tragedia è assolutamente un fatto in avanti positivo». È il commento di Antonio Boccuzzi, l’unicco superstite all’incendio del 2007 nel quale persero la vita sette operai. «Ora mi auguro che la Germania mostri rispetto nei confronti dei miei sette colleghi morti, delle loro famiglie e della decisione della giustizia italiana».

L’ordine di carcerazione dei due manager tedeschi della Thyssenkrupp, condannati in via definitiva in Italia ma ancora liberi, emanato in Italia del 2016, infatti è stato ritenuto applicabile anche in Germania. Questa la decisione del Tribunale regionale di Essen. Secondo quanto ha spiegato il portavoce dello stesso Tribunale all’Ansa, i due dirigenti hanno impugnato la decisione, presso la Corte di appello di Hamm. E non potranno essere arrestati prima della pronuncia. I due dirigenti del gruppo Thyssen sono stati condannati in via definiiva il 13 maggio 2016 per il rogo avvenuto nella sede di Torino nel 2007. All’amministratore delegato Espenhahn sono stati inflitti 9 anni e 8 mesi mentre al consigliere del gruppo Priegnitz sono stati inflitti 6 anni e 10 mesi. Quando la sentenza diventerà eseguibili i due sconteranno una condanna di 5 anni, il massimo consentito in Germania per l’omicidio colposo. La Procura di Essen aveva chiesto l’arresto a settembre dei due dirigentidopo una lunga battaglia passata anche per la traduzione del verdetto. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione da Raffaele Guariniello, l’ex pubblico ministero che seguì il processo torinese. «L’importante è che i dirigenti tedeschi scontino le pene, come avvenuto per i manager italiani. Sono passati tanti anni dalla tragedia, ma questo è un giorno importante perché giustizia è stata fatta».

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