Rai, Rossi: «Persecuzione ideologica contro la Maglie: non la vogliono perché è libera»

5 Feb 2019 17:09 - di Redazione

«C’e un pezzo di Rai che vuole immobilizzare il cambiamento con l’aiuto di un pezzo dell’élite intellettuale che cerca di conservare il proprio potere di condizionamento dell’immaginario». Così il consigliere d’amministrazione Rai, Giampaolo Rossi, spiega le polemiche che sono state sollevate intorno alla proposta del direttore di Rai 1, Teresa De Santis, di affidare la striscia dopo il Tg a Maria Giovanna Maglie.

«Non vogliono che si rompa il conformismo mainstream»

«Mi sembra che le polemiche contro Maria Giovanna Maglie stiano assumendo connotati di una vera e propria persecuzione ideologica nei confronti di una intellettuale libera che in questi ultimi anni ha assunto posizioni coraggiose su sovranismo e identità occidentale», ha sottolineato Rossi, spiegando che «io non mi trovo d’accordo con la Maglie su molte posizioni, soprattutto sulla politica estera, ma la trovo una voce libera necessaria a spezzare il conformismo che da anni regna nel servizio pubblico». «Maria Giovanna Maglie è una delle migliori giornaliste italiane e una delle più acute analiste del nostro tempo. Basta ricordare – ha proseguito Rossi – che durante le ultime elezioni americane, mentre tutto il gotha dell’intellettualismo liberal strombazzava la sicura vittoria di Hillary Clinton, anche nelle corrispondenze faziose della Rai della precedente gestione, la Maglie fu l’unica in Italia a prevedere la vittoria di Trump». Qual è, quindi, il tema? «Non si vuole che in prima serata su Rai 1, a differenza di quanto accaduto finora, ci possa essere una striscia informativa che rompa con il conformismo dilagante del mainstream».

«Dai censori di Maglie non una parola su Bernard-Henry Lévy»

«La verità è che c’è un tentativo di bloccare il cambiamento che con l’amministratore delagato Salini stiamo cercando di realizzare per restituire l’azienda alla sua funzione di servizio pubblico», ha spiegato Rossi all’agenzia di stampa Adnkronos, sottolineando che si tratta di un cambiamento che «riguarda non solo l’informazione, ma anche la struttura della corporate con rinnovate professionalità interne e un nuovo Piano industriale finalizzato a mettere la Rai in linea con i servizi pubblici europei». Insomma «il pluralismo» è e deve essere per Rossi sempre «la strada maestra» e proprio per questo il consigliere ha trovato «quantomeno sorprendente che nessuno dei prevenuti censori della Maglie abbia protestato contro il lungo monologo di Bernard-Henry Lévy, ospite di “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata. Monologo in cui il filosofo francese, teorico delle guerre umanitarie e difensore di Cesare Battisti – ha concluso il consigliere Rai – ha espresso giudizi pesanti e violenti contro l’Italia».

 


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