Immigrazione, i pm romani smentiscono la Procura di Agrigento: archiviazione

7 Feb 2019 19:22 - di Redazione
La Nave Dattilo della Guardia Costiera italiana

C’è una richiesta di archiviazione che separa profondamente la posizione della Procura di Roma sulla questione dell’immigrazione da quella della Procura di Agrigento, guidato dal procuratore capo Luigi Patronaggio, che voleva processare Matteo Salvini sul caso della Diciotti.
La richiesta di archiviazione, formulata dai magistrati romani, riguarda stavolta il fascicolo aperto per omissione in atti di ufficio in merito al naufragio dello scorso 18 gennaio nel Mediterraneo, in acque libiche, che sarebbe costato la vita a 117 immigrati, così come riferito dagli unici tre superstiti, due sudanesi e a un gambiano, salvati dalla Marina militare italiana. Nel mirino dei magistrati della Procura di Agrigento c’era la Guardia Costiera italiana.

La Procura di Roma ha aperto quel fascicolo di indagine proprio dopo aver ricevuto, per competenza territoriale, gli atti dai colleghi della Procura di Agrigento. Ma i magistrati romani, dopo aver svolto le indagini, hanno appurato che la prima sala operativa ad aver ricevuto notizia della presenza di un gommone in difficoltà a 48 miglia dalla costa è stata quella libica, intorno alle 13.30, mentre la sala operativa della Guardia costiera italiana viene a sapere dell’evento alle 14.21.

La decisione della Procura capitolina quindi è legata al fatto che secondo le convenzioni internazionali la responsabilità del soccorso spetta alla prima sala operativa che ha notizia di un naufragio e la guardia costiera italiana era già stata informata dai libici alle 14.37 che stavano intervenendo.

La motovedetta libica però, intorno alle 15.25 è tornata indietro a causa di problemi tecnici.
La Guardia costiera italiana dal canto suo si è comunque attivata dando l’allarme a tutte le navi del Mediterraneo ed effettivamente gli unici superstiti del naufragio sono stati salvati proprio dalla Marina militare del nostro Paese con l’intervento di un elicottero.

Gli scafisti avevano messo in acqua il gommone carico di immigrati, nella notte, sulla spiaggia di Gasr Garabulli, detta anche Castelverde, una cittadina del distretto di Tripoli che si trova lungo la costa della Tripolitania, nel nord ovest della Libia e, 10 ore dopo, l’imbarcazione aveva come previsto dagli stessi scafisti, iniziato a perdere aria e ad affondare.

Un aereo del 41simo stormo dell’Aeronautica militare di Sigonella inviato sul posto dopo aver ricevuto l’allarme aveva avvistato una cinquantina di persone e aveva, quindi, lanciato due zattere di salvataggio e, poco dopo, l’elicottero della nave militare italiana Duilio ha recuperato i tre immigrati con un verricello portandoli a Lampedusa mentre il Centro coordinamento soccorsi di Tripoli dirottava sul posto un cargo liberiano.

La vicenda è strettamente legata al caso della Sea Watch che, quello stesso giorno, recuperò, sempre in quella stessa area in prossimità della costa libica, i 47 immigrati, sbarcati, poi, dopo un lungo braccio di ferro, a Catania. Anche in quel caso la Sea Watch si trovava a ridosso delle coste libiche ma, sfidando il maltempo in arrivo, invece di portare i 47 immigrati in salvo lì, fece rotta verso l’Italia, sfilò accanto a Malta – evitando, anche lì, di sbarcare gli immigrati – e oi arrivò in prossimità delle nostre coste pretendendo di lasciare gli immigrati in Italia.

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