Gennaro Malgieri*: “Seppe immaginare una nuova Destra, oltre i vecchi schemi”

8 Feb 2019 6:00 - di Redazione

«È quasi sempre vero, ma da quando non c’è più Tatarella è ancora più vero: io e tanti altri ci siamo sentiti più soli. Un po’ perché abbiamo perso un caro amico; ancora di più perché alla politica è venuto a mancare un interprete appassionato ed intelligente, moderatore del dibattito non soltanto in casa nostra, in quel suo/nostro partito che volle così fortemente, ma anche nella più complessiva società politica nella quale era interlocutore di avversari che sapevano di trovare in lui un referente affidabile nelle stagioni più complicate (…)

Non sbiadiscono, con il passare del tempo le immagini di quei giorni di fine ’93 quando cominciò a nascere il partito nuovo, quello che sarebbe stato Alleanza nazionale. L’attivismo di Pinuccio era febbrile; l’aria politica si andava arricchendo di odori nuovi; le parole che si coglievano erano nel senso di novità ancora imprecisate. Ci ritrovammo con Pinuccio, in una mattina d’autunno, nella sede del Sindacato libero scrittori di Roma, ospiti dell’indimenticabile Francesco Grisi, in poco più di trenta amici, meno uno che morì per strada mentre stava raggiungendoci: Umberto Moscato, giovane tra i più colti e promettenti che Tatarella aveva “pescato” nella covata montanelliana. E lì cominciammo a ragionare sul “nuovo” a Destra che non poteva essere come il “nuovo” a Sinistra.

Riunioni su riunioni, pensieri e parole che si confusero nei mesi successivi con emozioni e passioni. Tatarella era dappertutto. E noi con difficoltà riuscivamo a stargli dietro: il presidenzialismo, grande “mito” della sua vita, lo portava ovunque ci fosse gente disposta ad ascoltarlo. Fece anche un giornale: “Repubblica presidenziale”, tanto per evitare gli equivoci. La nuova Destra che andava prendendo forma assomigliava molto alle idee di Tatarella. E, certamente, ancor più sarebbe stata a lui affine se soltanto avesse avuto il tempo di reinventarla come “motore” del cambiamento del sistema.

Coerente con la sua visione dei mutamenti politici le idee, Tatarella riteneva che sbarazzarsi del vecchiume senza gettare via la spiritualità che aveva motivato intere generazioni nel darsi alla politica era la sola possibilità che la Destra avesse per contribuire a realizzare scenari sui quali proiettare modelli organizzativi e sperimentare innovazioni. Per quanto non lo desse a vedere in maniera plateale, a chi gli stava più vicino non sfuggiva, insomma, che la politica delle idee era il suo “gioco” preferito (…)

Amava le idee e s’innamorava delle eresie. Tatarella era un lievito, insomma, non soltanto della politica della Destra. Avversari autorevoli si confrontavano con lui spesso e volentieri non perché avesse capacità manovriere indispensabili nella vita parlamentare, e tutt’altro che disdicevoli (lasciamole alle anime belle queste facezie populiste), ma perché riuscivano a scorgere dietro le sue parole (e spesso anche nei suoi eloquenti silenzi) piani d’azione concreti improntati ad un essenziale e fattivo confronto che lasciava spazio alla mediazione (…)

Il confronto lo eccitava, gli dava quasi un piacere fisico. Lo coglievo quando frettolosamente e disordinatamente impostavamo i numeri di “Repubblica presidenziale” o nei viaggi lungo la Penisola per diffondere la consapevolezza di una politica nuova, oltre i vecchi schemi. Su quel giornale, tra l’altro, Tatarella propose i temi della democrazia diretta con efficacia persuasiva, contribuendo ad avvicinare tanti a quella che per lui era una battaglia di principio; mentre su “Puglia tradizione” raccoglieva il meglio di una cultura meridionale che si voleva di retroguardia e che invece era viva e ricca di spunti modernissimi e su “Centrodestra”, invece, si esercitava in quella che possiamo definire una sorta di “profezia”, vale a dire la prefigurazione di un movimento capace di andare “oltre il Polo” che voleva dire sostanzialmente, “allargare la coalizione di centrodestra ai soggetti che, pur non volendo la vittoria della sinistra, non sono ancora impegnati con i partiti ed i movimenti che oggi compongono lo schieramento moderato”. Parole del 1995. Dopo di lui cadute in disuso, rimosse, forse rinnegate per seguire una politichetta meschina e senza respiro.

Avventure culturali e politiche umiliate dall’ignavia. Avventure dello spirito che restano, comunque. Dopo vent’anni ed oltre…»

* Intellettuale

Uno stralcio dell’intervento di Malgieri. Il testo integrale è sul libro “Pinuccio Tatarella – passione e intelligenza al servizio dell’Italia”, edito da “Giubilei Regnani”. Link per l’acquisto del libro: http://www.giubileiregnani.com/libri/pinuccio-tatarella/

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