Di Maio si accuccerà a Salvini e lascerà a Beppe Grillo una stellina napoletana

22 Feb 2019 9:31 - di Francesco Storace

Matteo Salvini dice la verità su due cose: quando afferma di voler governare cinque anni e quando nega di considerare prioritari i sondaggi.

Si guarda bene però da aggiungere che non è detto che i cinque anni coincideranno con la stessa formula di governo a due; e che la congiuntura economica lo costringe a guardare con attenzione anzitutto i numeri del Pil, più che i dati sugli andamenti elettorali.

Il leader della Lega – racconta chi la sa lunga nel suo movimento – “è stato già allertato da Mattarella, che vuole certezze sui conti dello Stato, visto che l’Europa si sta per far risentire”. Tradotto: la manovra correttiva ci sarà, e vai a capire che succederà in autunno quando occorrerà approvare la nuova legge di stabilità. Verranno allo scoperto tutte le bizzarrie che il governo Conte ci ha imposto a colpi di fiducia, persino con la bacchettata della Corte Costituzionale.

Il casino vero sta per esplodere tra i Cinque stelle, dove Luigi Di Maio ha già deciso di appaltare il suo futuro personale proprio a Salvini, a cui si è accucciato. Non siamo ancora alla superLega di cui si vocifera da tempo, ma è evidente che sta succedendo qualcosa. La lite tra Di Maio e Grillo non è una caricatura e il pranzo di ieri assieme a Casaleggio junior non ha certo appianato le distanze tra i due. Casaleggio però, proprio come Di Maio, non vuole mollare il governo, che significa potere economico anche per la Ditta. Di Maio, proprio come Casaleggio, non sopporta più i cosiddetti dissidenti, da Fico in giù, che invece restano aggrappati al guru genovese. In soldoni, si sta manovrando per una scissione calata dall’altro: “Li spingeremo verso De Magistris”, dice un parlamentare lealista amico di Di Maio.

Salvini favorisce i primi giochi e qui si spiega anche l’altrimenti incomprensibile sì leghista alla mozione che rinvia la decisione sulla Tav a chissà quando. Dopo il voto sulla Diciotti, Di Maio aveva bisogno di uno scalpo per i suoi, e Matteo ha ricambiato. Dopo le europee, tutto si compirà. Voci bene informate giurano che formeranno assieme il gruppo europarlamentare, perché altrimenti i Cinque stelle da soli non ce la fanno, ci sarà il rimpasto di governo e partirà la scissione.

Il problema che frena Salvini è rappresentato dai numeri parlamentari. In queste ore all’interno del mondo pentastellato discutono anche di Fratelli d’Italia, visto che non reggerebbero un asse con Berlusconi. Ma i retroscenisti non possono raccontare altro, anche perché certo non si può chiedere alla leader di una destra che cresce nei sondaggi sul consenso popolare di assecondare una formula che vede un presidente del Consiglio come Conte – reduce ieri dalla clamorosa stonatura in Senato sulle riserve auree dell’Italia – e un contratto di governo indigeribile.

“In fondo sarebbe un nuovo centrodestra, senza i grillini rossi e senza Berlusconi”, dice il leghista che conosce le cose di palazzo Chigi.

Ma una nuova formula di governo si trova solo se c’è un orizzonte ampio, che possa davvero avere l’ambizione di durare cinque anni. Per farlo, occorre ribaltare molti schemi attuali. E probabilmente per questo Salvini resta ancora prudente.

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