Cara di Mineo, sgombero modello. Il direttore: nessuna “deportazione” per gli ospiti

7 Feb 2019 11:24 - di Redazione

Sarà uno sgombero a regola d’arte, nessuna “deportazione” come le anime belle della sinistra e i buonisti in  esercizio permanente sono pronti a denunciare. Parliamo del Cara di Mineo, il “residence degli Aranci” in provincia di Palermo, un tempo riservato ai militari americani di stanza nella base di Sigonella, che nelle prossime ore inzierà le operazioni di sgombero. Francesco Magnano, direttore del Cara di Mineo matte le cose in chiaro: «Le uscite avvengono in maniera controllata e tutti gli ospiti sono avvisati con ampio anticipo in modo da prepararsi per tempo», dice all’Adnkronos. I primi 50, tutti uomini, oggi lasceranno la struttura a bordo di un pullman.

«Andranno in centri più piccoli a Siracusa, a Ragusa e a Trapani – spiega – è nella natura delle cose. Non c’è nessuna novità. Da dieci anni mi occupo di immigrazione e da sempre gli ospiti sono stati presi da un centro di accoglienza e per questioni logistiche e organizzative portati in altre strutture. Il Cara è un centro di accoglienza per richiedenti asilo, non un posto dove trascorrere tutta la propria esistenza umana». Nella struttura, che Matteo Salvini, ha annunciato di voler chiudere entro l’anno, ci sono attualmente circa 1.250 ospiti, tra cui 130 donne e circa 85 minori. Altri 50 lasceranno il centro il prossimo 17 febbraio e altrettanti il 27. Scendendo sotto soglia 1.200, quella che, in base a una clausola di salvaguardia, consente a gestori e governo di poter rescindere il contratto senza pagare penali. «Con questi ritmi lo svuotamento arriverà prima della fine dell’anno», prosegue il direttore. Anche perché non tutti i migranti aspettano di essere trasferiti, alcuni se ne vanno autonomamente. «Vedono la tv, sentono le notizie, sono molto informati. Conoscono Salvini e il progetto del ministero, sanno che dentro il Cara nei prossimi mesi si assottiglierà la popolazione e sono pronti a questo avvenimento. Oggi avviseremo coloro i quali saranno trasferiti il prossimo 17 febbraio».

Con i migranti a dover dire addio alla struttura e a un lavoro, saranno anche i dipendenti (circa 200). «Si ritroveranno disoccupati, è naturale che tra di loro ci sia una forte preoccupazione – continua Magnano – altri 170 avevano ricevuto la lettera di licenziamento con la precedente gestione. Nell’ex ai loro familiari, la nuova gestione è arrivata a ottobre. «Oggi assistiamo a una lenta agonia, ecco perché dico che è meglio l’eutanasia: chiudere il Cara, che oggi è una fabbrica di problemi»,  aveva detto qualche giorno fa il sindaco di Mineo, Giuseppe Mistretta, puntando il dito sui disservizi e le criticità nella gestione. Accuse che il direttore del Cara respinge al mittente. «Se il capitolato d’appalto non prevede certi servizi tu non sei tenuto a renderli. Se il ministro Salvini conoscesse i servizi resi qui diventerebbe pazzo: area sociale, psicologica, medica, legale, insegnamento della lingua, terapia occupazionale. Magari li avessero i senza tetto che vivono nelle nostre città».

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