Feb 15 2019

Gloria Sabatini @ 12:25

Autonomie: una bomba a orologeria per il governo e per il Sud. Lo scontro si sposta in Aula

È una bomba a orologeria. La bozza di accordo sulle autonomie per le Regioni ricche del Nord – Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna – dovrà vedersela con il Parlamento. E non avrà vita facile. Il Consiglio dei ministri, dopo l’altolà dei grillini, ha scelto la strada del temporeggiamento e non ha dato il via libera all’istruttoria presentata dalla ministra leghista Erika Stefani.  L’impianto generale e la parte finanziaria delle intese «sono chiuse con il via libera del Mef», annuncia la ministra Stefani ma al tavolo di Palazzo Chigi salta l’approvazione delle nuove norme.  Lo stesso Matteo Salvini, vista la mala parata, ha chiesto un chiarimento mentre la maggioranza giallo-verde cerca una sintesi dopo le proteste dei governatori del Sud che temono contraccolpi sulle loro regioni. Il vicepremier del Carroccio  ha annunciato per la settimana prossima un vertice con il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Ora lo scontro tra Lega e 5Stelle si sposta sulle procedure parlamentari con Salvini che intende “lucchettare” il provvedimento per evitare che il testo venga modificato in Aula. «Quando arriva il trattato finale è come un trattato internazionale, il Parlamento può proporre delle idee prima», dice facendo chiaramente capire che gli spazi per emendamenti sono stretti. Ma così come è i grillini sono intenzionati a bocciare il testo.

La riforma delle autonomie, una “pericolosa secessione dolce” per Fratelli d’Italia, che spoglia lo Stato di competenze e risorse, delegando alle regioni fino a 23 competenze, ha registrato subito lo stop dei grillini che hanno lavorato a un contro-dossier che smonta tutto: «Così ci saranno cittadini di serie A e serie B». L’analisi dei grillini demolisce il piano messo a punto dalla ministra Stefani, definito una  “secessione dei ricchi”, che rischia di aumentare i forti squilibri tra nord e sud d’Italia, di compromettere il ruolo del Parlamento con profili di incostituzionalità che comporterebbero ricorsi alla Consulta. Il presidente della Camera Roberto Fico è pronto alla pugna: «Dico solo che è importante, importantissimo, che il Parlamento abbia un ruolo centrale nella questione delle autonomie. Il Parlamento non può avere un ruolo marginale in un’attività così importante. Siccome il Parlamento deve avere la sua centralità in questa questione non si può andare avanti senza interpellare il Parlamento fino in fondo». Le autonomie sono solo l’ultimo terreno di scontro dentro l’esecutivo, come per la Tav, le distanze tra i Salvini boys e i Di Maio boys al momento sono abissali. «Non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Chi dice queste cose non ha letto il documento», assicura il leader leghista che ripete che «l’autonomia entrerà nelle case di tutti e chi governa meglio spenderà meno. Nessuno ci perde una lira, non ci sarà nessun cittadino che ci perde una lira!». La trattativa per le autonomie venne avviata dal Governo Gentiloni pochi giorni prima della fine della legislatura, il 28 febbraio 2018, ed è stata portata avanti in questi mesi dal ministro per gli Affari Regionali, Erika Stefani. Il tema di fondo, infatti, sono le risorse finanziarie che Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna reclamano per gestire le nuove competenze: 23 quelle richieste da Veneto e Lombardia, “solo 15” quelle reclamate dall’Emilia, ma riguardano comparti strategici: lavoro, scuola, traspoti e sanità.