Feb 13 2019

Luca Maurelli @ 16:29

Super-autonomia leghista alle tre Regioni più forti, il sud insorge. E forse non ha torto…

Mentre i grillini festeggiano intorno al triste feticcio del reddito di cittadinanza, illudendosi che una misura assistenzialista per il sud possa bilanciare il consenso crescente dell’intero paese nei confronti della Lega, nel silenzio più o meno generale si sta consumando un’operazione di devolution, in stile Bossi anni Novanta, che rischia di premiare le tre regioni più forti del Paese a dispetto del resto d’Italia, ma soprattutto del sud.

“Nessuno slittamento. I testi sono pronti e li porto in Consiglio dei ministri domani”, conferma la ministra degli Affari regionali Erika Stefani sulle tre bozze di intesa sull’autonomia differenziata con le tre regioni, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, ormai in dirittura d’arrivo. “Restano dei nodi politici sui quali discutere”, conclude.

Tra i nodi politici, c’è quello della “doppia velocità“: autonomia è un bel concetto, ma quando si declina solo per chi già balla da sola, come le regioni economicamente più sviluppate, rischia davvero di minare la coesione sociale del Paese, nel silenzio del M5S, incapace di cogliere quali siano le vere minacce alla stabilità del territorio, altro che Tav…

La sinistra, ovviamente, contro quel decreto sulla super-autonomia al nord, lancia la solita battaglia del vittimismo meridionalista, con il governatore De Luca a tuonare contro Salvini senza un briciolo di autocritica su quella doppia velocità imposta al sud proprio da una classe dirigente, inadeguata, a cui lui stesso appartiene.

Il nuovo regime prevede che ulteriori materie legislative rispetto alle attuali (tra le aggiunte si annoverano sanità, istruzione e tutela dell’ambiente, energia, beni culturali) vengano date in gestione esclusiva sottraendole a quella congiunta dello Stato.

Punto sul quale la Svimez, istituto di ricerca meridionale, fa notare: ”Il dibattito sul regionalismo a geometrie variabili è rimasto per troppo tempo ai margini del dibattito pubblico e ora se ne continua a parlare in riunioni riservate. Man mano che trascorre il tempo, la parte più forte del Paese, il Nord, si trova ad essere sempre più debole e reagisce in modo sempre più aggressivo. Questa è la bomba ad orologeria piazzata alle fondamenta del nostro Stato”, attacca il presidente Adriano Giannola, al seminario Cgil sull’autonomia
rafforzata. Il Presidente Svimez ha ribadito che, come sosteneva la legge 42 del 2009, fatta dal senatore leghista Calderoli, ministro delle Riforme nel governo Berlusconi, norma peraltro mai applicata, ”è lo Stato che deve assumersi la responsabilità di fare la perequazione tra aree forti ed aree deboli”.

Anche per il professor Gianfranco Viesti, quella norma che aumenta il gettito tributario trattenuto dalle Regioni più forti, non significa altro che ridurre i finanziamenti alle altre regioni attribuendo un ulteriore vantaggio economico al settentrione. Italia spaccata? Un rischio, cerrto. Sta di fatto che la stessa richiesta, di maggiore autonomia, potrebbe arrivare anche dalle Regioni del sud, ma autonomia significa anche responsabilità, controllo, spending review. Come si conciliano questi argomenti con il dna assistenzialista che scorre nelle vene di Pd e M5S?