«Abito in via 226°Reggimento fanteria, 4 sfigati morti in guerra»: la battuta le costa cara. E i carabinieri la multano

12 Feb 2019 15:45 - di Giulia Melodia

Le ha detto proprio male, e forse un po’ se l’è pure cercata, la ragazza di Macerata, che nel goffo tentativo di rendersi simpatica ai carabinieri che l’aveva contattata telefonicamente per una testimonianza e un rapido consulto, si è abbandonata alla tentazione di fare una battuta di spirito che però i militari all’altro capo della cornetta, non hanno colto, anzi…

Ironizza sui soldati morti in guerra nel primo conflitto: i carabinieri la multano

E quando si dice anzi, si apre un mondo di segno diametralmente opposto: e allora, basterà dire 103 euro, perché tanto è costato l’ardire offensivo della ingenua maceratese che, al telefono con i carabinieri che l’avevano interpellata in quanto testimone di una rissa, invece di limitarsi a dare i propri riferimenti anagrafici per riempire moduli e completare la pratica, ha pensato bene di aggiungere un commento non richiesto, suonato tutt’altro che spiritoso e dunque sanzionato con la stangata economica, con tanto di multa notificata, a futura memoria (laddove “memoria” è proprio la parola chiave della vicenda): ed ecco perché.

L’improvvida battuta costata a una ragazza 103 euro di ammenda

«Abito in via 226°Reggimento fanteria, quattro sfigati morti in guerra»: questa l’infausta battuta che ha offeso la memoria storica nazionale, questa la frase incriminata e multata con tanto di notifica dal Nucleo radiomobile di Macerata. Un’uscita maldestra, una sonora stroncatura di ogni vezzo ironico inferta sul nascere. E allora, anche se – come riferisce il Corriere della sera che ha reso nota la vicenda – «non è chiaro perché la donna abbia pronunciato queste parole, forse per un risentimento alla richiesta di mostrare i documenti. Forse credeva di essere spiritosa. O forse era davvero convinta che quei fanti in grigioverde morti tra il 1915 e il 1918 fossero davvero, semplicemente, dei “quattro sfigati”», fatto sta che l’impropria sortita beffarda le è costata cara.

Il sacrificio del 226° Reggimento fanteria Arezzo

E a conferma di quanto improvvida sia stata la battuta della giovane, il quotidiano nazionale ricorda in calce il sacrificio del 226° Reggimento fanteria «Arezzo», rimasti uccisi nei violentissimi combattimenti nella Prima Guerra Mondiale. Dislocati in Carnia, tra Caporetto e Castagnevizza di Gorizia, alla fine della prima guerra mondiale il reparto perse sul campo quasi 3000 uomini, la maggior parte dei quali riposano nel sacrario di Redipuglia, insieme a tanti dei 600.000 connazionali, caduti durante la Grande Guerra.

Commenti

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  • Claudio 13 Febbraio 2019

    Quei ragazzi sul fronte hanno difeso l’Italia per il bene del popolo Italiano garantendo il futuro a noi che grazie a loro viviamo in questo presente, loro non sono migrati, hanno combattuto per la loro nazione, non sono morti x overdose x risse in discoteca x incidenti stradali in stato di ebrezza o tossicologico, non hanno ucciso la moglie i figli , la compagna, non hanno strupato, non hanno spacciato, non hanno truffato, non hanno maltrattato gli anziani bambini e disabili ecc………….sono solo morti x noi ONORE AL LORO SACRIFICIO, ma lo meritiamo???????

    • Francesco Storace 13 Febbraio 2019

      Ormai tutto diventa relativo, povera Italia