Terroristi latitanti, le enormi differenze tra “rossi” e “neri”

19 Gen 2019 14:43 - di Massimiliano Mazzanti

Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo Caro direttore,

In queste ore di “euforia” per la “caccia al latitante”, accesasi per la giustissima, ancorché tardiva cattura di Cesare Battisti, c’è chi insiste nel sottolineare come, in questa comunità di fuggiaschi, ci sia anche una presenza di terroristi “neri”. Premesso che tutti i terroristi debbano espiare le rispettive colpe, è curioso che la stampa di sinistra eviti di ragionare sui dati inequivocabili della questione, primo tra tutti quello numerico: i comunisti sono il 90% dei ricercati, esattamente 27 su 30. Per altro, se l’elenco comprende i nomi già apparsi sui giornali, la cifra aumenta, dato che Pasquale Belsito – indicato come latitante – è, in realtà, attualmente carcerato e fu estradato in Italia, ormai tanti anni or sono, dalla Spagna che, contrariamente alla Francia, non proteggeva e non protegge nessuno, quando è in grado di arrestare i criminali. Altro nome eccellente, è quello di Delfo Zorzi ( nella fotografia), messo sotto accusa per anni e anni per le stragi di Brescia e Milano e rifugiatosi in Giappone, dove è stato “naturalizzato”. Peccato, però, che Zorzi, semmai, può essere considerato un ex-latitante, visto che, nel frattempo, è stato assolto completamente da tutte le imputazioni e che, quindi, scappando nel Sol Levante, ha giusto fatto risparmiare allo Stato il peso della eventuale e lunga “ingiusta detenzione” a cui sarebbe stato sottoposto che, negli anni delle incriminazioni, fosse stato qui, in Italia.

Il caso Spadavecchia

Dunque, resterebbe solo Vittorio Spadavecchia, attualmente a Londra, dove è diventato un imprenditore di un qualche successo e sul quale grava una condanna per aver partecipato – senza macchiarsi di sangue – all’assalto alla sede dell’Olp nel 1982 e più generalmente alla vicenda dei Nar. Ora, anche in questo caso, la “latitanza” di Spadavecchia difficilmente può essere comparata a quella degli ex-Br, se non per “annacquare” gli effetti e le vergogne della “dottrina Mitterand” e delle altre reti di connivenza che hanno permesso ai guerriglieri comunisti di sottrarsi alla maglie della Giustizia italiana. Lo Stato, infatti, in ben tre occasioni, ha ufficialmente richiesto l’estradizione di Spadavecchia e la magistratura inglese ha preso molto seriamente l’istanza avanzata dalle autorità italiane. Molto meno serie, però, i giudici londinesi hanno valutato le dinamiche processuali che portarono alla condanna dell’ex-Nar, inchiodato alle sue presunte responsabilità da chiamate di correo di coimputati a cui erano state promesse agevolazioni detentive proprio in cambio anche di quelle testimonianze.

Italia “distratta” sui terroristi “rossi”

Sarà bizzarro per gli italiani, ma gli inglesi, in tema di Giustizia, credono poco ai “pentimenti a gettone”, alle “rivelazioni” fatte da criminali che, per scampare o ridurre gli anni di galera da fare, si trasformano in una sorta di “juke-box”, da cui poter ascoltare tutto ciò che occorre per completare investigazioni o impianti accusatori carenti e sostanzialmente privi di riscontri oggettivi. In altre parole, la Gran Bretagna non ha protetto Spadavecchia per ragioni politiche o di chissà quali inconfessabili connessioni o protezioni; a giudicato il giudizio a suo carico e lo ha ritenuto ingiusto e, per tanto, meritevole di non essere estradato in un Paese, l’Italia, che non lo ha giudicato rispettando le regole universali del Diritto. Per di più, un giudice della Westmister Magistrate’s Court, nel 2016, ha pure stabilito come Spadavecchia non fosse a conoscenza di nessun procedimento penale nei suoi confronti, quando ha lasciato l’Italia nel 1982 – l’individuazione del commando che agì contro la sede dell’Olp è di diversi anni successivi all’azione -, e quindi non può essere nemmeno considerato un latitante, da un punto di vista tecnico-giuridico. È per queste e solo per queste ragioni che lo Stato italiano ha dovuto desistere da ulteriori tentativi di riportare Spadavecchia in Italia.

Al contrario, verso la quasi totalità dei latitanti “rossi”, l’Italia si è dimostrata semplicemente “distratta” o, tutt’al più, curiosamente rispettosa non di sentenze di altri sistemi giudiziari, ma di semplici atteggiamenti politici – come appunto la “Mitterand” – assunti da svariate nazioni evidentemente interessate a coltivare certo tipo di rapporti con l’eversione di sinistra internazionale.

Commenti

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  • ALESSANDRO LEPRI 20 Gennaio 2019

    E i terroristi “bianchi”? Prodi, per esempio…