Flat tax, la convenienza c’è ma attenzione a mutui e detrazioni. Ecco come muoversi

25 Gen 2019 12:16 - di Sara Gentile
commercialisti

Conviene aderire al nuovo regime forfettario della flat tax previsto dalla manovra? È questa la domanda che quasi 400mila tra titolari di ditte individuali, professionisti e artisti si sono dovuti fare nelle ultime settimane a seguito delle prove di flat tax stabilite dalla legge n. 145/2018 e cioè se convenga aderire al nuovo regime forfettario previsto dalla manovra. Mutui.it con Facile.it hanno cercato di capirlo. E hanno scoperto: “generalmente sì, ma… dipende!”. Se è vero, spiegano gli esperti di Facile.it, che i forfettari pagano meno imposte sui redditi derivanti dalla propria attività, è anche vero che aderendo alla flat tax potrebbero perdere tutte le agevolazioni normalmente concesse; addio quindi alle deduzioni per il coniuge e i familiari a carico, alle detrazioni per gli interessi sui mutui, per le spese mediche e anche per le ristrutturazioni edilizie. A partire dal 1° gennaio 2019, l’accesso al regime agevolato è stato esteso a tutti i contribuenti che, titolari di una partita Iva, hanno conseguito nell’anno precedente ricavi o compensi non superiori a 65.000 euro. Questo meccanismo consente di alleggerire le tasse dovute; invece di applicare l’Irpef ordinaria (dal 23% al 41%), viene prevista un’imposta sostitutiva del 15%, su un reddito calcolato a forfait in percentuale sul fatturato. Nella maggior parte dei casi il regime consente risparmi d’imposta significativi. Per fare un esempio, un giovane avvocato che realizza un fatturato di 35mila euro, a fronte di settemila euro di costi sostenuti, può risparmiare circa 3.200 euro all’anno. Si potrebbe pertanto supporre che la flat tax sia sempre e comunque più conveniente del regime ordinario, ma nel confronto bisogna tenere conto anche di altri fattori.

Flat tax, valutare caso per caso

Per esempio l’effettiva entità dei costi sostenuti dal contribuente; qualora questi siano superiori a quelli riconosciuti in misura forfettaria dalla legge, il vecchio regime di tassazione potrebbe risultare migliore. Il vero ago della bilancia, tuttavia, è dato dall’impossibilità per i forfettari di beneficiare delle deduzioni e delle detrazioni che l’ordinamento riconosce alle persone fisiche. Poiché il regime forfettario è sostitutivo, in assenza di altri redditi imponibili (per esempio derivanti da lavoro dipendente, prestazioni occasionali, affitto di immobili), il reddito dichiarato dal contribuente ai fini Irpef sarà pari a zero. Dal momento che deduzioni e detrazioni agiscono solo nel ”mondo Irpef”, ciò significa perdere il beneficio. Tornando al caso del giovane avvocato che sta valutando il transito nel regime forfettario, si ipotizza che abbia acceso un mutuo nel 2017 per l’acquisto e la ristrutturazione di un immobile, con interessi passivi di 4.000 euro (massimo consentito) e importo dei lavori di 60.000 euro. La detrazione sul mutuo è pari a 760 euro (19% di 4.000), quella sulle ristrutturazioni a 3.000 euro (50% di 60.000, diviso in 10 rate annuali). In questo caso la flat tax consente di risparmiare 3.165 euro di imposte, ma le detrazioni perse ammontano a 3.760 euro. Pertanto, prima di stabilire con certezza come comportarsi, è necessario considerare tutte le variabili e procedere a valutazioni attente caso per caso.

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