Acca Larenzia, ricordare quei morti è dovere di tutti. Ma per alcuni è apologia di fascismo (video)

8 Gen 2019 15:55 - di Annalisa Terranova

Lasciamo stare le scaramucce con i giornalisti dell’Espresso, sicuramente gravi ma anche sicuramente ingigantite ad arte. L’anniversario dell’eccidio di Acca Larenzia, avvenuto il 7 gennaio del 1978, si è risolto per alcuni in un pretesto per denunciare il ritorno del fascismo e quindi per chiamare tutti a quella vigilanza antifascista che fu responsabile – negli anni Settanta -del clima d’odio che uccise i tre giovani missini.

Alle origini del rito del Presente!

In pratica viviamo in un Paese che è talmente democratico e progredito dal ritenere che quei morti non meritino ricordo (già non hanno meritato giustizia). E siccome sono solo i “camerati” a ricordare lo fanno con i riti che sono propri di quel mondo. Val la pena ricordare, a tal proposito, che il famigerato Presente! risale al Risorgimento e fu ripreso poi dai legionari fiumani di D’Annunzio per trapassare nelle liturgie del Ventennio. Su questi gruppi ricade la generale indignazione non tanto per i saluti romani (che da un punto di vista giudiziario non rappresentano reato come stabilito dalla Cassazione nel febbraio del 2018) quanto perché quel Presente! risulta fastidioso e urticante, perché riporta alla memoria di tutti la cattiva coscienza del non-ricordo. In pratica, poiché l’Italia quei morti li ha sempre ignorati e obliati, tutti devono attenersi a questa colpevole tradizione.

Così oggi leggiamo su un blog di Huffington post che il ricordo dei morti di Acca Larenzia, da dovere di chiunque abbia una coscienza civile, è diventato una pericolosa provocazione fascista: “Poi vennero a dirci che il fascismo era morto e sepolto, e se c’erano gruppi che si radunavano nei cimiteri alzando il braccio, occupavano stabili, inneggiavano pubblicamente a dittatori criminali, picchiavano i giornalisti non c’era da preoccuparsi, ed eravamo esagerati, e noi tirammo un sospiro di sollievo, perché in realtà dei fascisti avevamo paura ed era più comodo pensare che no, non esistevano. Poi vennero a prendere anche noi, e non c’era rimasto nessuno a scrivere su un social #antifascistisempre e #facciamorete per proteggerci tutti assieme“.

Indignazione, ma a senso unico

Tra le numerose righe di indignazione per il Presente! in via Acca Larenzia o per i giornalisti dell’Espresso aggrediti non abbiamo trovato una sola spiegazione di cosa avvenne quel tragico 7 gennaio del 1978. Ma del resto, anche quando si parla di Sergio Ramelli, ormai, lo si chiama “terrorista” (lo fece Davide Parenzo, che poi però chiese scusa) o lo si dipinge (è stato un collega dell’Espresso a farlo) come un pericoloso eversore. Si fa di tutto, insomma, perché il ricordo di quelle vittime resti appannaggio di un gruppo ristretto, impermeabile all’esterno, per poterlo meglio demonizzare e per poterlo far assurgere a testimonianza storica di derive autoritarie che ci si compiace di vedere dietro l’angolo.

Tutto questo è davvero penoso, soprattutto per quei tre ragazzi uccisi. Ieri qualcuno ha notato ad Acca Larenzia una corona del Campidoglio, portata come tutti gli anni in modo semiclandestino (ma stavolta, almeno, non dai vigili ma da un rappresentante del Comune). Ma Roma non ha mai ricordato degnamente quelle vittime. Non se ne è mai curata. Si potrebbe cominciare, allora, a provare un po’ di vergogna anche per questo, oltre che per i saluti romani.

Da segnalare, infine, che ieri – senza che alcun collega se ne accorgesse o se ne indignasse – c’erano siti che inneggiavano alla strage con corredo di vomitevole canzone del gruppo antifà Tear Me Down (esistente da anni). Una canzone che inneggia a un agguato sanguinoso, ma per la quale nessuno si indigna, anche se gira sui social dal 2011 e ha avuto sicuramente più visualizzazioni e condivisioni del numero di coloro che ieri erano presenti al rito commemorativo di via Acca Larenzia. In ogni caso i due video li postiamo qui sotto. Ognuno può giudicare dove sia il pericolo, dove sia l’inciviltà, dove sia l’odio.

 

 

Commenti

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  • Giuliano Biasiotto 10 Gennaio 2019

    Partecipo col pensiero alla commemorazione dei giovani uccisi barbaramente ad Acca Laurentia, sentendoli Presenti come testimoni coraggiosi di un alto ideale e di un grande amore per l’Italia

  • Libertario antifascista 10 Gennaio 2019

    Civiltà?Democrazia? “A livello giudiziario”. Ma di che state parlando? Chi se ne frega della democrazia che altro non è che la continuazione del fascismo? La civiltà come la intendete voi è sottomissione. A noi interessa dov’è la libertà. Lo so, ora ribadirete che chi vi contesta “perché fascisti” non può parlare di libertà. E invece può farlo proprio perché – come e peggio di qualsiasi altra forma di potere – il fascismo limita la libertà. Molto meglio dar retta a chi ti dice di ribellarti e non stare dietro a un computer, chi ti incita a leggere, scrivere e disegnare in forma di protesta piuttosto che una qualsiasi ideologia (e sia chiaro, non parlo solo del fascismo) che ti dice di obbedire e sottometterti. O quel video dovrebbe sembrarmi “incivile” perché la musica punk è rumorosa e perché il cantante ha gridato “vaffanculo”?

  • Luigi Casiraghi, medico 9 Gennaio 2019

    Circa Acca Larenzia si possono capire anche se estemporanee ed inutili le manifestazioni. Il Fascismo è sì finito per questo fanno male chi lo esalta come chi lo vuole combattere. I morti invece,quelli purtroppo restano a vergogna di chi li ha uccisi.

    Circa poi il dibattito Cacciari-Bongiorno,anche se la Bongiorno vuol mettere i puntini sulle ii circa il decreto Salvini è certo che come è attuato nel confronto dei profughi abbandonati sul mare, non ci fa fare bella figura in Europa. La legge non può andare contro umani di valore universale. Mai dopo il Fascismo l’Italia si è macchiata tanto.

  • FAUSTO 9 Gennaio 2019

    ieri ho sentito gli sproloqui di giannini radio capital. comunisti si nasce e comunisti si muore, con l’odio per tutti quelli che non sono comunisti. ho letto il libro di un marò, il lupo va alla guerra, un ragazzo che alla fine del conflitto va alla legione straniera. un ragazzo con ideale di patris e di libertà, non i deprvati dei centri sociali