Protesta contro Amazon: «Le t-shirt con falce e martello offendono le vittime del regime»

6 Dic 2018 15:46 - di Sara Gentile

Ventisette europarlamentari di tredici Paesi hanno scritto al presidente di Amazon, Jeff Bezos, per chiedergli di cessare la vendita di prodotti che riportano simboli comunisti.  Vestiti e attrezzature recanti il simbolo della falce e il martello, si legge su Italia Oggi,  sono offensive per le vittime del regime. Vittime «stimate in oltre 60 milioni, oltre ai 10 milioni di persone deportate in campi di lavoro in Siberia» dove vivevano in «condizioni disumane, con lavoro forzato, inedia e violenza fisica».

Nell’Est europeo, dal Baltico ai Balcani, riporta Italia Oggi, le iniziative per la decomunistizzazione del territorio si sono moltiplicate negli ultimi anni, con modifiche della toponomastica e l’eliminazione di migliaia di monumenti e simboli che ricordavano la repressione sovietica. In paesi come l’Ucraina, l’Ungheria, la Georgia, la Lituania e la Lettonia esporre in pubblico la falce e il martello, la stella rossa e altri simboli comunisti costituisce reato.

Ma in Occidente negli ultimi anni è diventato di moda lo stile ispirato al regime sovietico. Così, si legge ancora su Italia Oggi, gli appelli a non normalizzare simboli come la falce e il martello sono stati girati alle aziende multinazionali, riuscendo a indurre la Walmart e Adidas a ritirare i loro prodotti dal mercato. All’appello finora non ha risposto Amazon.

Tra i sostenitori più tenaci di questa misura c’è l’europarlamentare lituano Antanas Guoga: «Per i lituani la falce e il martello è simbolo delle oppressioni e delle deportazioni subite. Gente uccisa, deportata nei gulag, in Siberia. Per questo ci ferisce che i simboli sovietici compaiano sui giocattoli, sugli orsacchiotti, si regalino ai bambini».

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 6 Dicembre 2018

    E i fasci littori? Vendono pure quelli?