Libia destabilizzata da Francia e Ue. Haftar è in Italia per salvare il suo Paese

6 Dic 2018 13:44 - di Antonio Pannullo

E’ stata Marine Le Pen a dire quello che la destra in Italia dice da mesi: la Libia è stata devastata da Francia e Unione europea, operazione avallata immediatamente dal governo Gentiloni che ha supinamente accettato la designazione a “premier” di Fayez al Serraj, a capo di un governo-fantoccio dell’establishmente occidentale messo lì per garantire interessi certo non libici. Al Serraj, come il Secolo d’Italia ha denunciato più volte, non rappresenta nessuno, nemmeno sé stesso, se è vero che non ha il controllo neanche della stessa Tripoli, dove risiede il suo presunto “governo”. Emmanuel Macron, per la leader della destra francese, è corresponsabile delle politiche in Libia e nella regione hanno portato al caos e alla destabilizzazione. L’accusa arriva da Marine Le Pen che denuncia all’Adn Kronos i fallimenti anche europei in risposta alla domanda su come giudica la posizione del presidente francese sulla Libia. La leader dell’estrema destra francese parte da una citazione – “Albert Einstein scriveva: non si può risolvere un problema con il modo di pensare che lo ha generato” – per denunciare che Macron “partecipa, attraverso il suo coinvolgimento nelle politiche condotte in precedenza, a questo accecamento, che ha condotto la regione al conflitto, alla destabilizzazione, al caos ed allo sviluppo potenziale di reti di immigrazione, traffico d’armi e droga”. Non solo: tutto questo è conseguenza anche del “fallimento evidente dell’Unione Europea e della sua scommessa democratica e pacificatrice che si fonda sulla creazione di una politica europea di vicinato destinata a far convergere delle società senza passato democratico verso gli ideali europei”, accusa la Le Pen.

Marcia indietro di Onu, Ue e Francia sulla Libia

Davanti al caos che si è sviluppato in Libia negli ultimi mesi, con bande armate spesso legate all’Isis che si affrontano su tutto il territorio, il generale di Bengasi Khalifa Haftar ha tenuto sotto controllo la nazione con l’esercito, ma vistosi abbandonato dall’Occidente, ha cercato appoggio nella Russia di Vladimir Putin, che ne ha sostenuto la sua lotta contro il terrorismo islamico e il disordine. Oggi Khalifa Haftar è l’uomo che ha il maggior controllo sulla Libia, a eccezione del Sud, controllato dai Tuareg. Adesso la manovra di Ue e Occidente è stata smascherata: è evidente a tutti che al Seraj non controlla più niente e che il modo deve cambiare interlocutore, scegliendo Haftar come leader del Paese africano e dando ragione a Putin. Per questo Haftar sta tessendo la sua rete di alleanze anche in Europa, cominciadno proprio dalla recente COnferenza di Palermo sulla Libia. E nelle ultinme ore è arrivato improvvisamente a Roma per incontri al massimo livello. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha incontrato infatti in mattinata a Palazzo Chigi il generale libico Khalifa Haftar. Al centro dei colloqui i seguiti della conferenza di Palermo e il sostegno al lavoro del rappresentante speciale e capo della missione delle Nazioni Unite di sostegno alla Libia Ghassan Salamè nell’ambito del processo di stabilizzazione del Paese ma soprattutto il problema dell’immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani da parte di organizzazioni senza scrupoli, che partono proprio dalla LIbia. La retromarcia di Onu e Ue sulla Libia è evidente. Se avessero ascoltato la destra italiana qualche mese fa, non si sarebbe perso così tanto tempo. Speriamo che adesso per la Libia si aprano nuovi orizzonti, anche considerando il gravissimo problema dell’invasione dei clandestini, tema caro al popolo e al governo italiano.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Francesco Desalvo 7 Dicembre 2018

    Eredità di Obama e della sua primavera araba. Sarkozi da solo non avrebbe fatto i danni iniziali che ha fatto. Macron sta continuando perché come tutti i francesi aveva in mente la grandeur. Ora deve solo pensare a sopravvivere (politicamente, s’intende)