La vera emergenza è il crollo delle nascite: non si può far finta di nulla

3 Dic 2018 12:51 - di Gianni Papello

Riceviamo da Gianni Papello e volentieri pubblichiamo:

Caro direttore,

La vera emergenza italiana è sotto gli occhi di tutti, e da decenni ormai, ma i governi e le classi politiche che si sono succedute hanno sempre fatto finta di nulla: è la crisi delle nascite in Italia. Da decenni i tassi di natalità italiana sono tra i più bassi del mondo e da decenni l’età media della popolazione non fa che invecchiare, con una enorme diminuzione del numero di bambini e di giovani.  Come se non bastasse i numeri dell’Istat sulla natalità nel 2017 sono i peggiori di sempre e proiettano un futuro da brividi per l’Italia, un Paese di vecchi incapace di auto-sostenersi. Dovrebbe essere un problema qui e ora, ma la politica se ne frega. Ed è il più grave errore che può fare. Anche Matteo Salvini, qualche mese fa, ha sostenuto che la vera emergenza sono le culle vuote, ma poi?

Ci sarebbe da chiedergliene conto oggi che nessuna misura è stata presa dal governo e il problema non è nemmeno citato nel contratto di governo,  peraltro, dopo che l’Istat ha diffuso gli ennesimi dati catastrofici sulla natalità e sulla fecondità in Italia. In estrema sintesi: nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, oltre 15 mila in meno rispetto al 2016. Nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45 mila unità mentre sono quasi 120 mila in meno rispetto al 2008. Ciliegina sulla torta: il calo dei nati è particolarmente accentuato per le coppie di genitori entrambi italiani, che scendono a 358.940 nel 2017 (14 mila in meno rispetto al 2016 e oltre 121 mila in meno rispetto al 2008).

Numeri da brividi, i peggiori di sempre. E scenari da catastrofe, messi neri su bianco dall’Istat, ogni dodici mesi. Perché culle vuote oggi vuol dire un paese meno forte e meno efficiente, vuol dire meno lavoratori domani. Meno lavoratori vuol dire meno tasse per finanziare la sanità e meno contributi per pagare le pensioni. Meno soldi per le pensioni e la sanità, in una prospettiva dell’allungamento dell’aspettativa di vita, vuol dire tagli ai servizi, al personale, alle cure, agli assegni pensionistici. Il tutto sulle spalle di quelle poche giovani famiglie che dovranno svenarsi per mantenere i loro tanti anziani non autosufficienti.

Salvini ha ragione, un paese senza giovani è un Paese senza energie, senza opportunità e senza futuro; un Paese che diventa vecchio non solo anagraficamente, ma anche nella capacità di reggere il passo con quelli più giovani e pieni di energie. Ma dove sono le proposte? Federico Rampini apriva così il suo profetico “L’impero di CINDIA”: “Sono tre miliardi e mezzo. Sono più giovani di noi, lavorano più di noi, quindi hanno più risparmi e più risorse di noi da investire. Hanno schiere di premi Nobel.   Sono Cina India e dintorni…(CINDIA)”. Come potremo competere senza le energie dei giovani? Qualcuno si è accorto che il calo nelle prestazioni sportive nazionali dipende dalla mancanza fisica di una base di giovani che possano diventare atleti? E secondo le elaborazioni Istat di dodici mesi fa, nello scenario mediano delle elaborazioni l’effetto addizionale del saldo migratorio sulla dinamica di nascite e decessi comporterà 2,5 milioni di residenti aggiuntivi nel corso dell’intero periodo previsto. Più o meno, 50mila all’anno: non abbastanza per invertire la rotta. Semplicemente, i movimenti migratori globali tenderanno a fare dell’Italia, sempre più, un luogo povero di opportunità, un transito verso altri lidi, possibilmente grandi città globali più abituate ad assorbire la presenza dei migranti, città che brulicano di opportunità e di posti di lavoro e di altri immigrati come loro che finiscono per fare da rete sociale e di protezione.

Bene: di fronte a tutto questo ci farebbe piacere sentir parlare di nidi gratis per le mamme lavoratrici, visto che era nel programma di governo sia della Lega, sia dei Cinque Stelle, ma evidentemente era talmente un’emergenza che si sono dimenticati di metterlo nel contratto.  Ci piacerebbe sentir parlare di sostegno all’occupazione femminile e di una politica a sostegno della casa nelle grandi città, vere primigenie cause dell’inverno demografico italiano, di un sostegno reale alle famiglie con figli che non sia una presa in giro come l’ettaro di terra da coltivare. Certo, non è a loro, a Lega e Cinque Stelle, che si può imputare il calo demografico del 2017, ma cosa stanno facendo, dopo mille proclami? Niente, niente, niente esattamente come tutte le altre classi politiche che li hanno preceduti.  Nulla per la natalità, nulla per la casa alle famiglie giovani, nulla per il miglioramento dell’istruzione, nulla per lo sviluppo dei talenti o per il sostegno degli studenti lavoratori. E l’opposizione? Nulla anche loro. Tutti i paesi europei hanno misure reali di sostegno per le famiglie e per le mamme, solo noi latitiamo; e i risultati sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti. Sono problemi da affrontare qui e ora: «Il primo dato economico e culturale attraverso cui vorrò essere misurato al governo, al di là del rapporto debito/Pil, dello spread, dell’inflazione, è il numero di figli per donna. Che è anche un tema economico e sociale, perché un Paese che fa figli è un Paese che crede nel suo futuro». Questo problema sta minando e minerà il futuro di tutto il Nostro Paese, è così importante che meriterebbe attenzione e sforzo di tutte le forze politiche, perché la sopravvivenza dell’Italia non ha colore politico, me riguarda il futuro di tutti i nostri figli, qualunque sia la nostra fede o appartenenza politica.

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