Il campo nomadi degli orrori: segregate e prese a cinghiate. La Meloni:«Bestie»

5 Dic 2018 16:33 - di Franco Bianchini

«Togliere immediatamente la potestà genitoriale a queste bestie e metterli tutti in carcere senza se e senza ma». Giorgia Meloni sulla sua pagina Facebook è la prima a commentare la terrificante vicenda del campo nomadi di Foggia, una vicenda di torture, cinghiate, ragazze usate come schiave, bambini posti in vendita. È venuto tutto alla luce dopo il brutale pestaggio di una minorenne di etnia rom scappata dal campo nomadi di via San Severo a Foggia. Sono 6 le persone fermate (quattro maggiorenni e due minorenni), tutte di origine rumena. Sono accusate di riduzione e mantenimento in stato di servitù, induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e sequestro di persona, ai danni di giovani ragazze minorenni. I provvedimenti, eseguiti nel campo nomadi di Foggia, hanno interessato i componenti di uno stesso nucleo familiare. I reati tutti pluriaggravati sarebbero stati commessi dal mese di marzo fino a settembre di quest’anno ai danni di tre minorenni. Sono stati fermati F. C., 47 anni, detto “Bal Parno”, P. C., 46 anni, nota come “Poiana”, M. R. I., 27 anni, S. C., 26, detto “Solomon”, e in S.D. e D.I., minorenni, mentre le vittime accertate risultano essere tre ragazze minorenni, di origine rumena, oggi tra i 16 e i 17 anni.

Segregate e prese a cinghiate

Il pestaggio che ha dato il via alle indagini è avvenuto nella notte del 3 settembre: la giovane è stata colpita con calci, pugni, schiaffi e cinghiate, sferrati in ogni parte del corpo, sulla faccia, sulla pancia e dietro la schiena, poi trascinata per i capelli, fatta strisciare per terra, all’interno della baracca nella quale veniva segregata da uno dei fermati, identificato in S.D.. Dopo essere scappata, la ragazza è riuscita a raggiungere un vicino accampamento occupato da italiani che hanno chiamato la polizia e il 118. Secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile e dalla Procura di Bari le minorenni, tutte appartenenti a nuclei disagiati, una volta condotte nel campo con l’inganno e l’impiego degli stratagemmi più vari, venivano di fatto segregate all’interno di alcune baracche, chiuse dall’esterno con una catena ed un lucchetto, picchiate continuativamente per più giorni per piegare le loro capacità di reazione e costrette a prostituirsi sotto il diretto controllo dei loro aguzzini.

Grazie alla testimonianza di una delle vittime e ai riconoscimenti fotografici dei presunti autori dei delitti, oltre che ai sopralluoghi, agli accertamenti sui telefoni e all’esame dei social network, è emersa l’esistenza di una delle forme di “schiavitù moderna”. Le giovani straniere, per lo più sole e non in contatto con la famiglia, venivano destinate al mercato della prostituzione, controllato dai fermati. È stato accertato, infatti, che nessuna delle vittime poteva scappare dal campo, essendo controllata 24 ore al giorno, sia durante la permanenza nelle baracche, sia durante gli spostamenti, che avvenivano sotto il diretto controllo degli uomini del gruppo criminale e delle donne, fino alla statale 16 (direzione Lucera, posto a circa duecento metri dallo svincolo per via San Severo), dove erano costrette a prostituirsi, dopo essere state accompagnate in auto dagli indagati. Era quasi impossibile sottrarsi: le ragazze, oltre a subire violenze e minacce, erano sole sul territorio italiano, nessuno avrebbe potuto reclamare la loro scomparsa. Per di più i fermati, una volta condotte le minorenni nel campo, le privavano dei telefoni cellulari e dei documenti.

Costrette a vendersi anche in gravidanza

Le indagini hanno accertato che quella di costringere le minorenni a prostituirsi anche durante la gravidanza fosse una prassi consolidata. Di fronte al rifiuto opposto dalle vittime, le stesse sarebbero state picchiate senza pietà. Della loro segregazione nel campo nomadi si sarebbe occupata principalmente M.R.I., 27 anni, che avrebbe partecipato alle attività illecite del gruppo familiare, all’interno del quale si era inserita quale compagna di uno dei figli del capo famiglia. La donna assisteva a tutte le condotte illecite commesse ai danni delle vittime senza intervenire in loro aiuto, controllandole durante l’attività di prostituzione, e acquistando, insieme a P.C., i preservativi da fornire alle vittime. E’ stata la vittima del pestaggio del 3 settembre a riferire di essere stata costretta a prostituirsi fino al settimo mese di gestazione.

Bimbo in vendita

M.R.I. avrebbe inoltre proposto ai suoi complici di vendere a un uomo il figlioletto della ragazzina rom costretta a prostituirsi. La donna – secondo quanto riferito dalla minorenne scappata dopo il pestaggio- avrebbe infatti proposto agli altri fermati la possibilità di vendere a un uomo il suo bambino per la somma di 28.000 euro.

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 28 Dicembre 2018

    Chiaro tutto passa nel dimenticatoio fino alla prossima notizia, ma di cacciarli non se ne parla?

  • DINO 9 Dicembre 2018

    Non è possibile che possano succedere fatti del genere! Siamo in una Nazione civile! Se questa gente (etnia rom o nomadi, zingari che dir si voglia) credono di poter fare quello che vogliono sulle persone e sui giovani, oltre a delinquere quotidianamente, debbono essere rinviate senza se, e senza ma, in Romania o da dove provengono! BASTA!

  • Lisetta 7 Dicembre 2018

    Non ci devono essere più in Italia zone di illegalità come i campi rom. Dobbiamo riprenderci il nostro territorio e anche presto.

  • carla 6 Dicembre 2018

    D’accordo con la Meloni

  • Guido 6 Dicembre 2018

    Ma i media “importanti” mica danno queste informazioni. E perche’ Santa Romana Chiesa non si indigna?

    • Luciano Vignati 7 Dicembre 2018

      Purtroppo esistono due chiese, quella dei credenti e quella secolare delle gerarchie. Quest’ultima è ammanicata con altre corporazioni (vedi magistrati) che chiudono tutte due gli occhi perché politicamente per loro non rappresentano un pericolo.

  • Mattei mssmattei@gmail.com 6 Dicembre 2018

    Fino a quando non si costruiranno nuove carceri il problema non potrà essere risolto. Queste inoltre, essendo opere pubbliche contribuiranno alla soluzione della crisi. La applicazione della teoria kennesiana lo ha dimostrato in passato.

  • Gianfranco Pacini 6 Dicembre 2018

    Purtroppo non succederà nulla, come sempre. Svanito l’effetto notizia. Ma prché si scrive sempre; “Di origine rom”, “Di origine marocchina”? Io sono nato a Napoli ma ho un cognome (e un nonno, toscani), altri nonni e nonne: francese, friulana e napoletano. Vivo in provincia di Bergamo e da 54 anni, non vivo a Napoli. Cosa sarei, per un cronista? Un bergamasco di origine napoletana? Ma iosono un napoetano residente a Bergamo. Di origine mista, come sopra spiegato, ma sono un napoletano che risiede nella Bergamasca. Perchè un rom non è un Rom, un marocchino non è un marocchino e basta? Politicamente corretto gòlissare?

  • Carlo Cervini 6 Dicembre 2018

    E dato che sono molto simpatici diamogli anche il reddito di cittadinanza, dato che sono tutti nullatenenti e sappiamo bene che lavoro svolgono…………

    • Gianfranco Pacini 6 Dicembre 2018

      Bravo, fanno colore locale, vanno compresi, aiutati. Ho vissuto in Cina e in Tailandia (documenti a disposizione della Redazione) con tutte le carte in regola, dimostrando dove vivevo, dove lavoravo. In Cina ci vuole la mano di Dio per avere il permesso di soggiorno e di lavoro. Bisogna produrre certificati sanitari, certificato penale, indirizzo in Cina, dove si lavora eccetera. E VENGONO A CONTROLLARE. Se si sgarra si viene espulsi ed è meglio non tornare in Cina se si è stati espulsi. Infatti i Cinesi ti fanno restare, ospite loro, per un bel po’ di anni. Meglio di no.
      Saluti, Carlo, hai ragione.

  • seergi 6 Dicembre 2018

    Farebbero bene la legge prima di mettere in galera queste bestie di uomini e donne a casa loro, le ragazzine minorenne di poter salvarle in un istituto protetto.